Diciamo la verità: non tutte le repliche vengono per nuocere. Il giudizio sarà anche condizionato da qualcosa di fanciullesco, ma i documentari sugli animali sono sempre affascinanti, persino in replica, soprattutto se portano la firma «BBC Natural History Unit», garanzia di accurata narrazione e immagini di grande impatto visivo. È il caso di Dynasties – L’avventura della vita di cui Rete 4 il sabato sera sta riproponendo la prima stagione (in parte già trasmessa dalla Rai all’interno di Superquark) dopo che l’anno scorso l’emittente Mediaset aveva acquistato in esclusiva la seconda serie di questi pregevoli documentari naturalistici su famiglie di animali a rischio estinzione. Per l’appuntamento di sabato scorso, Rete 4 ha proposto due racconti, il primo sulle tigri del Bengala e il secondo sui licaoni, detti anche «lupi dipinti». Inutile dire che nel confronto le tigri, essendo tra gli animali più belli in assoluto (oltre che tra i più pericolosi), hanno prevalso sui licaoni, che in fatto di bruttezza se la giocano con le iene. In entrambi i casi, però, come vuole la tradizione di questi documentari, il racconto tende a umanizzare gli animali chiamandoli per nome e inserendoli in un contesto familiare. Raj Bhera, ad esempio, è la tigre che vive nella riserva di Bandhavgarh in India ed è alle prese con la crescita e la protezione dei propri quattro cuccioli in un’ambiente che può rivelarsi ostile. Molto belle, tra le altre, le immagini di Raj Bhera a pancia all’aria che allatta i tigrotti. In versione domestica anche la storia di Tait, anziana matriarca di un branco di licaoni africani, che cede il ruolo di capofamiglia alla figlia Tammy chiamata ad accogliere le nuove cucciolate. In questi casi il documentario, che ribadiamo è uno dei generi che più si addice alla tv, diventa anche di esempio per gli uomini pur trattando di animali.
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