Forse mai come in questo periodo l'agricoltura si presenta come un settore a più facce. Anche dal punto di vista economico. Basta guardare la cronaca di questi ultimi giorni per avere più di un segno in questa direzione.
Mentre, per esempio, i prezzi degli alimentari hanno dato del filo dal torcere ai consumatori, la Cia
sta archiviando il 2003 come «un anno nero per la frutta e la verdura». Due le cause: i consumi scesi negli ultimi dieci mesi dell'11,7%, e la produzione dell'intero settore ortofrutticolo che ha fatto registrare un taglio netto del 30%. Al contrario - appunto - i prezzi al consumo hanno avuto vere e proprie impennate, con rincari che hanno superato abbondantemente il 50%, soprattutto nel periodo che va da giugno a settembre. A ottobre, invece, c'è stata una drastica battuta d'arresto, e in alcuni casi si sono avute anche diminuzioni. Il risultato? Ne hanno fatto le spese i consumatori da una parte e i produttori dall'altra.
Ma, ciò che spaventa, stando agli analisti del comparto, è il calo generalizzato dei consumi che, in alcuni casi è arrivato a picchi negativi come il -15% per le mele e le pere. Per i prodotti orticoli, si sono osservate diminuzioni di prezzo anche del 15% (pomodori) e del 13% (fagiolini).
Parlare di programmazione della produzione, di strategie di marketing e di un approccio nuovo al consumatore, a questo punto, ha quasi l'aria di una presa in giro. Eppure occorre farlo.
Intanto, però, sempre lo stesso settore, sempre l'agricoltura, dà spazio per iniziative che apparentemente con l'economia hanno poco a che fare, ma che, invece, sono il segno dei tanti mercati che i prodotti agricoli possono avere. Basta pensare alla "Fiera dei particolari" presentata recentemente e che ha fra gli obiettivi il «riscatto dei piccoli vignaioli contro la grande industria del settore, la tutela del consumatore anche con prezzi abbordabili, la nascita di un albo dei produttori e di una nuova distribuzione per riscoprire dal
basso un piacere ancora elitario». Dietro tutto questo, niente di meno che Luigi Veronelli e una sede insolita per l'evento, in programma a dicembre: il centro sociale Leoncavallo a Milano. Dietro ancora, ma nemmeno poi tanto nascosto, un mercato totalmente diverso da quello dell'ortofrutta e della Grande distribuzione organizzata, differente anche da quello delle commodities cerealicole che solcano i mari del mondo. Un mercato che, si badi bene, è differente anche dalle grandi kermesse rappresentate dal Salone del Gusto di Torino oppure dal Vinitaly veronese. Ma, in ogni caso, un mercato che esiste e che si affianca a tutti gli altri. L'agricoltura dello Stivale è tutto questo: il problema è far convivere anime così diverse senza creare fratture disastrose per tutti.
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