Nei brindisi di Natale e di fine anno vincerà l'Italia. Non si tratta di una previsione di colore, ma di un fatto che ha forti risvolti economici e occupazionali. Alla base delle tendenze 2013 di mercato pare esserci un ritorno forte dell'attenzione ai prodotti nazionali e a consumi più "domestici". A delineare la situazione è stato l'Osservatorio Ovse-Ceves che ogni anno fornisce un monitoraggio dei mercati delle bollicine nazionali ed estere.Secondo l'Ovse, dunque, c'è un ritorno a consumi mirati ma crescono i consumi dei cosiddetti lowestprice a scapito dei prodotti intermedi. La distribuzione e la trasformazione, poi, vanno sempre di più in caccia del consumatore; da qui, quindi, la crescita delle vendite promozionali. Tutto con un tratto generale: i consumi diminuiscono ancora. Sul mercato italiano, rispetto alle Festività 2012, il calo maggiore si registra sul valore e meno sui volumi, a scapito delle bottiglie a prezzo sostenuto. Sui grandi numeri, in Italia vince il non-Doc; all'estero in crescita i consumi Dop, ma stravince – spiega l'Osservatorio –, il richiamo diretto e indiretto al marchio Italia. Anzi, all'estero cala il consumo di etichette Igp, ma crescono a due cifre i consumi di etichette che richiamano nomi di vitigni italiani, il made e l'italian-wine, anche se l'origine o provenienza è incerta. Cosa significa tutto questo dal punto di vista economico?A conti fatti, in queste settimane dovrebbero essere consumati circa 72 milioni bottiglie di spumanti di cui 69 nazionali. Nello stesso periodo nel mondo i consumi dovrebbero arrivare ad altri 102 milioni di bottiglie. A vincere, come si è detto, saranno comunque le etichette italiane. Fra i consumi nazionali, infatti, frena ancora quello dello Champagne (-300mila bottiglie), che arriva a meno di 2,6 milioni. In 5 anni la riduzione ha toccato l'11%. In valore, tutto ciò significa al consumo interno circa 450 milioni di euro di bottiglie nazionali e circa 900 milioni all'estero.Ma l'Ovse lancia un allarme importante: «L'Italia non può essere defraudata in silenzio dell'asset vino con il suo valore aggiunto del distretto produttivo e di piccole imprese». Eppure, secondo l'Ismea, proprio all'estero i nostri spumanti continuano a mietere successi. Nei primi nove mesi di quest'anno, le vendite all'estero di bollicine nostrane sono arrivare a 1,3 milioni di ettolitri con un incremento del fatturato di oltre il 16%. Un andamento giudicato in controtendenza, in termini di quantità, rispetto a quello generale dei vini. Ma si tratta soprattutto di numeri che devono far pensare – e bene –, visto che non tengono conto in maniera diretta dei consumi delle festività di fine anno.
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: