Napoli, più forte dei soliti razzisti Danilo: i libri letti, il mio orgoglio
martedì 5 ottobre 2021
L'avevamo appena scritto – titolando "Ultrà, le solite domeniche bestiali" –, è impossibile aggiornare la follia da ultimo stadio. Infatti era sfuggito che nell'apparente e pacifica Anversa, esattamente vent'anni dopo il lancio dello scooter dalla Curva interista di San Siro, gli ultrà belgi hanno pensato bene di scagliare un monopattino - magari acquistato con bonus Covid - in campo. L'oggetto identificato, per fortuna è finito tra i piedi del Trapp, il portiere dell'Eintracht Francoforte che era lì per un normalissimo turno di Europa League Gianni Brera in un momento di eccessivo cinismo - anche i migliori sbagliano - , disse che la «violenza da stadio l'hanno inventata quattro imbecilli, perché è normale che in mezzo a 80mila persone ci scappi l'accoltellato». Questo in uno stato di natura, ma in uno che si definisce, almeno nella forma, uno stato civile, non è ammesso. E poi gli 80mila a San Siro non se ne vedono da un pezzo, e forse, tra restrizioni e fantomatiche ricostruzioni, non si rivedranno più. La violenza poi, lo ribadiamo, non è solo fisica, ma c'è quella talora anche peggiore del crudele attacco verbale che, allo stadio, colpisce pesantemente. Vittima domenicale al Franchi di Firenze, i giocatori di colore del Napoli settebellezze (capolista con 7 vittorie su 7 gare). Nonostante gli appelli del presidente viola, il calabroamericano Rocco Commisso, i «buu-buu» aspirati alla fiorentina hanno colpito Koulibaly, bersaglio mobile per quasi tutte le Curve che a Firenze si è beccato anche della «scimmia» e le new entry di stagione, i suoi compagni Anguissa e Osimhen. L'Aic si indigna solidale, mentre la Federcalcio ha aperto la classica e doverosa inchiesta. Ma la prossima domenica, quella dopo la sosta per la Nazionale, potete starne certi, si ricomincia con altri cori razzisti e altra corsa alla stigmatizzazione. Ma sospendere la partita mai? Per seppellire questi soliti idioti forse basterebbe una risata. Una di quelle contagiose del fantastico "dissacratore" tra i commentatori di Dazn, l'ex difensore della Juventus Patrice Evra. Lui il razzismo l'ha subito dagli spalti e anche in campo: quando giocava nel Manchester United l'attaccante del Liverpool Luis Suarez gli diede per «sette volte del negro». Per fortuna Suarez, grazie al pasticciaccio dell'Università per Stranieri di Perugia, non è mai arrivato alla Juve che invece oltre ad Evra può fregiarsi di aver avuto tra le sue fila il più grande difensore della cultura antirazzista, il campione del mondo con la Francia nel '98, Lilian Thuram. I suoi libri Le mie stelle nere (Add) e l'ultimo, Il pensiero bianco (Add), andrebbero distribuiti in tutti gli stadi e in tutte le scuole. Non pensa solo con i piedi, ma alla Thuram un altro difensore della Juve di Max Allegri, il 30enne nazionale brasiliano Danilo Luiz da Silva. Non solo è un perno dello scacchiere arretrato bianconero, Danilo è una speranza per il nostro mestiere, visto che a "Repubblica" ha confidato che ogni giorno compra e legge un giornale: «Sono romantico anche i libri mi piacciono più di carta. Che orgoglio guardare la mia libreria con tutti i volumi che ho letto».
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