Una prima premessa: la definizione di «mostro» non andrebbe mai usata quando si parla di esseri umani, sia pure di feroci assassini. Seconda premessa: la serie di docu-film Mostri senza nome - Firenze, in onda da ieri sera alle 22,00 su Sky Crime e in streaming su Now, una volta tanto non riguarda i sette duplici omicidi commessi fra il 1974 e il 1985 nei dintorni del capoluogo toscano. Infatti, dopo aver raccontato nelle precedenti stagioni i delitti irrisolti di Roma, Milano, Genova e Torino, la serie approda a Firenze per raccontare in quattro episodi crimini rimasti senza un colpevole a partire dal caso del conte Alvise di Robilant, trovato senza vita, in un appartamento di Palazzo Rucellai, nel gennaio 1997, colpito più volte alla fronte e alla nuca con un oggetto mai ritrovato. A seguire il caso di Gianni Coli, parrucchiere fiorentino, ritrovato assassinato con l’anziana madre nel 2010. Quindi la misteriosa uccisione di Gianfranco Cuccuini, nel 1995, all’interno di una libreria specializzata in volumi e articoli religiosi. Infine, l’omicidio della diciottenne Gabriella Caltabellotta nel marzo 1984. A presentare i casi l’attore teatrale e conduttore radiofonico Matteo Caccia il cui racconto è supportato da interviste a inquirenti, legali, giornalisti e familiari delle vittime. L’espediente narrativo di aggiungere di volta in volta un nuovo elemento, una nuova pista d’indagine, che nel caso del primo episodio (scritto da Carlo Altinier con la regia di Marella Bombini e Vichie Chinaglia) sono il furto, il mercato delle opere d’arte e la questione personale, anche se poi non porteranno a nulla, rende il docu-film, insieme al montaggio che incrocia le varie testimonianze, piuttosto intrigante. Ciò non toglie che resti discutibile il troppo spazio che la tv dedica con vari format, compresi i talk show diurni, alle torbide storie di cronaca nera.
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