venerdì 24 novembre 2023
Torniamo sulla storia di quell’anonima donna cananea (come la chiama Matteo 15,22) o siro-fenicia (nella versione di Marco 7,26) che sorprendentemente discute con Gesù sul significato delle briciole. Sulla sua figura è andata accumulandosi nel tempo una colossale montagna di commentari, con omelie, controversie teologiche, epistolari e scritti spirituali che attestano non solo la curiosità di generazioni di lettori per questa singolare pagina dei vangeli, ma anche il fascino e l’enigma di quella discepola che rappresenta l’emergere delle periferie. Nel Vangelo di Filippo (un testo gnostico datato alla fine del II secolo, o già del III), il fatto di dire a Gesù «anche i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni» rivela che la donna non può essere presa per una vera iniziata alla conoscenza. I gradi inferiori si accontentano delle briciole, mentre gli illuminati mangiano il pane. Per questo motivo, nel vangelo gnostico lei non avrà accesso a quello che chiede. Al contrario, e questo la dice lunga sulla novità di Gesù, i vangeli canonici affermano che per la sua fede la donna viene esaudita: ottiene la guarigione della figlia. E il modo in cui la consegue rivela una cosa che nelle società mediterranee non era ancora chiara: che le donne potessero essere non solo il modello del servizio alla famiglia, ma anche della razionalità e della sapienza. © riproduzione riservata
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