La “porta accanto”: una giovane colombiana in cerca della santità
lunedì 15 luglio 2024

Nell’arcipelago dei missionari digitali c’è un account Instagram ispanofono che si chiama «La porta accanto» (La Puerta de al Lado, @lapuertalado, o anche, in sigla, LPLCOL). Viene subito in mente che papa Francesco sin dall’inizio del suo pontificato ha valorizzato i “santi della porta accanto”: «Mi piace vedere la santità nel popolo di Dio paziente»: nei genitori, nelle persone che lavorano, nei malati, nelle religiose anziane «che continuano a sorridere». Questa è «la santità “della porta accanto”, di quelli che vivono vicino a noi e sono un riflesso della presenza di Dio, o, per usare un’altra espressione, “la classe media della santità”», si legge al n. 7 della “Gaudete et exultate”.

In effetti il riferimento al magistero papale è esplicito nelle note di presentazione di questo account. Lo ha aperto nel 2018 María Valentina Leal Torres, colombiana, oggi ventiseienne, che nei primi tempi lo gestiva in collaborazione con il fratello e i genitori, mentre oggi è prevalentemente lei che lo anima. Ci sono anche un account su Youtube e uno su X (Twitter), ma appaiono entrambi non più attivi. Invece su Instagram post e reels fioccano regolarmente (uno-due a settimana) insieme ai follower, che ammontano a quasi 75mila, e alle visualizzazioni, la cui media recente è intorno a 50mila.

I post di Valentina Leal non sono tuttavia circoscritti al racconto di questa santità feriale, anche se si sente la sua sensibilità nei confronti di chi è alla ricerca della propria vocazione. Nella sua evangelizzazione online rientrano anche i fondamenti della fede cristiana e dell’appartenenza alla Chiesa, i rifermenti ai santi in senso canonico, temi d’attualità come l’ideologia gender. In un post sul bullismo (settembre 2023) si commuove: «Quando ti bullizzavano, Dio era accanto a te…», dice, mentre nel testo accanto spiega di esserne stata lei stessa vittima. Sono quasi tutti dei video. L’autrice li gira dove le capita, in interno o in esterno. Quasi sempre in primo piano, mostra grande confidenza con la telecamera e il microfono: è molto espressiva, sa quando sorridere, quando farsi seria, quando “parlare” con i gesti.

Di lei si apprende qualcosa di più leggendo l’intervista che ha dato oltre un anno fa a Rubicela Muñiz del settimanale cattolico messicano “El Observador de la Actualidad”. Ha avuto una fancilullezza felice: «Mi riconosco come una figlia di Dio molto amata e molto amata dalla mia famiglia», dichiara, aggiungendo che fin da piccola le piacevano le vite dei santi. A 17 anni, dopo aver avuto un «grave problema di salute» che la interpella su cosa fare della sua vita, entra nella comunità della Famiglia spirituale di fray Nelson Medina, un domenicano colombiano a sua volta molto attivo nella comunicazione e molto popolare in Rete.

Di qui l’inizio della sua attività missionaria sui social, che poi decolla negli anni della pandemia fino alle dimensioni attuali. A essa tuttavia affianca anche un impegno pro-vita: il sostegno economico (servendosi di una piccola forma di e-commerce) a madri povere e abbandonate. Convinta che «la grande tentazione per un evangelizzatore digitale è quella di credere che Cristo rimanga nella sfera digitale, mentre in realtà la virtualità deve condurci alla presenza di Dio».

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