Il “Microcredito di libertà” è un progetto nazionale, operativo da alcuni giorni, a favore delle donne vittime di violenza domestica e, nello stesso tempo, di violenza economica. Il nuovo sostegno sociale – promosso dal Dipartimento delle Pari Opportunità in accordo con l’Ente per il Microcredito, l’Abi e la Caritas italiana – prevede un finanziamento alle donne interessate, fino a 10mila euro, per le spese di casa e della famiglia, per partecipare a corsi di formazione professionale, oppure per avviare una propria attività. Saranno i Centri Antiviolenza e le Case Rifugio a segnalare alle Caritas diocesane le situazioni che necessitano di assistenza e di accompagnamento per accedere al microcredito agevolato a tasso zero.
La Caritas inserisce la nuova iniziativa nell’ambito di un proprio progetto intitolato “Progetto Ruth”, ricordando la figura biblica di Ruth che non si è abbattuta davanti alle avversità della vita e trovando forza e fiducia nella suocera Noemi. La donna interessata usufruirà di un affiancamento personalizzato alle esigenze individuali, finalizzato a raggiungere una autonomia economica e sociale, altrimenti resa dalla violenza difficilmente accessibile se non impossibile.
Reddito di libertà. Anche il “Reddito di libertà”, in corso dal 2022, assicura alle donne vittime di violenza, senza figli o con figli minori e in condizioni di povertà, un contributo economico a fondo perduto. Il Reddito interviene con un importo fino a 400 euro mensili, e per non più di 12 mesi, da utilizzare in primo luogo per sostenere le spese per l'abitazione. È utilizzabile anche per le spese scolastiche e la formazione dei figli e delle figlie di minore età, ed è compatibile con qualsiasi altra
assistenza economica (indennità di disoccupazione Naspi, cassa integrazione, assegno unico per i figli a carico ecc). Accedono al contributo le donne seguite dai servizi sociali e dai centri antiviolenza, residenti in Italia, italiane o comunitarie, oppure extracomunitarie in possesso di un regolare permesso di soggiorno. La domanda si presenta, tramite il Comune di residenza, all’Inps che in questo caso agisce quale ente incaricato di liquidare il sussidio, anche per conto di quelle Regioni e Province autonome che intendono aggiungere proprie risorse a integrazione del finanziamento statale.
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