Nella newsletter, il foglio di collegamento tra i membri della piccola comunità, c'è un invito: se trovate degli errori, segnalateli. Correggeremo. La richiesta sembra sincera. Come immagine la abbino alle matite a doppio uso, quelle con la punta da una parte e dall'altra un pezzetto di gomma bianca, stretta nell'alluminio, per cancellare gli errori. Servirebbe nei rapporti delicati, quando una parola di troppo rischia di far saltare tutto. E non ne esistono neppure per i dialoghi sul filo dell'amicizia, nei rapporti professionali che vorrebbero diventare qualcosa di più. Il problema è chi legge anche le osservazioni misurate come condanne inappellabili. «Mi piace quel che dici, solo punterei di più su quell'aspetto, lascerei stare l'altra considerazione». «Quant'è preziosa la sincerità! Terrò conto dei suggerimenti». Peccato che dopo i ringraziamenti, quasi sempre la persona scompaia. Spesso, inconsciamente, consideriamo l'affetto, la complicità, inconciliabili con la correzione mentre è proprio di chi tiene a te voler cancellare dal tuo cammino ogni erbaccia. O forse, banalmente, le relazioni vere non hanno bisogno di cancellature, sono scritte subito in bella copia. E se sbagli, basta uno scambio di sguardi, una frase, un abbraccio e si continua insieme.
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