Mireille non può avere figli, e chi conosce le culture africane sa quanto la sterilità pesi sulle donne, fino a diventare uno stigma sulla loro esistenza. Confida il suo dolore a padre Maurizio Bezzi, un missionario italiano che a Yaoundé, la capitale del Camerun, gestisce il Centro Edimar, dove vengono accolti i nanga boko, “quelli che dormono fuori”, ragazzi di strada arrivati dalle campagne spinti dalla povertà e dalle violenze tribali. Bivaccano nelle strade della città, campano di espedienti, vittime e protagonisti di violenze, la galera è la loro seconda casa. Nel centro i ragazzi trovano una possibilità di istruzione e lavoro, ma soprattutto qualcuno che li ama come sono e si prende cura delle ferite del corpo e dell'anima. «Mireille, esci dal guscio del tuo dolore. Vieni a vedere, qui ci sono tanti giovani che hanno bisogno di una madre», le dice il missionario. La donna conosce le loro storie, decide di dare una mano, scopre che la sua impossibilità di generare fisicamente trova la strada di un'altra forma di maternità. Padre Maurizio ha dovuto rientrare in Italia per problemi di salute, oggi è lei che gestisce il centro. Ha ascoltato le parole del missionario – «i figli spirituali non valgono meno di quelli carnali» –, è diventata madre di tanti nanga boko.
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