Un documentario su Marcello Mastroianni non poteva che iniziare con la sua scena più famosa, quella con Anita Ekberg dentro la Fontana di Trevi nel film di Federico Fellini La dolce vita. Così infatti è stato anche in Marcello Mastroianni - L'italiano ideale, di Emmanuelle Nobécourt, andato in onda giovedì in prima serata su Rai 2 a venticinque anni dalla scomparsa del grande attore, interprete di un'infinità di film, circa 150, il che significa che ha passato sul set gran parte delle sua vita. Ma lui era così, viveva nei suoi personaggi e nel lavoro superava la “malinconia segreta”. Il documentario di Arte France ce lo propone in una sorta di autobiografia immaginaria raccontata dallo stesso Mastroianni (1924-1996) attraverso le tante interviste rilasciate negli anni (numerose anche in francese, che parlava correntemente) e le testimonianze della figlia Barbara, di colleghi e di giornalisti. Ma la serata dedicata al cinema a firma di Rai Documentari (struttura creata nel 2020 sotto la direzione di Duilio Giammaria) è proseguita con un altro interessante lavoro: Cinecittà - La fabbrica dei sogni, che crea un parallelo tra la storia d'Italia e quella della “Hollywood sul Tevere” voluta da Mussolini che, sulla scia di quanto Goebbels e il nazismo avevano intuito, pensò bene di sfruttare il potere del cinema per manipolare le coscienze. Da qui la nascita di un luogo mitico che poi sarebbe diventato la casa di tanti registi, soprattutto di un genio come Fellini, il regista tra l'altro che più di altri ha valorizzato proprio Mastroianni, addirittura come alter ego. A Cinecittà Fellini ha girato e ricostruito tutto, compresa Via Veneto, all'interno del “suo” mitico Teatro 5. Per non parlare del mare di Rimini o della Laguna di Venezia ricreati nella grande piscina. In ottantaquattro anni di storia, a Cinecittà sono stati girati oltre tremila film, tra cui non pochi capolavori.
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: