domenica 4 agosto 2013
Con il passar del tempo, è noto, i nostri ricordi subiscono una serie di selezioni successive. Il progredire del tempo li riorganizza, li risistema in accordo alle nostre esigenze attuali, fino ad arrivare, nell'estrema vecchiaia, a cancellare le memorie più recenti, facendo invece riemergere quelle del passato più antico. Parlando del passare del tempo, evidentemente, non ci riferiamo solo allo scorrere del calendario, all'età anagrafica insomma, ma a tutto quello che questo processo comporta, traumi, lutti, eventi felici, viaggi, conoscenze. Ci sono anni che scorrono lievi senza quasi lasciar tracce ed anni pesanti come macigni, anni che non si cancellano mai e anni banali e superficiali. Le tracce che la memoria lascia su di noi sono sempre diverse e pochi sono i ricordi fissati indelebilmente nella nostra coscienza senza essere modificati, mutati, smorzati dal nostro cambiamento. È il panta rei degli antichi filosofi, applicato al nostro sguardo invece che alla realtà? E potremmo allora dire non soltanto che l'acqua di un fiume ci scorre davanti sempre diversa ma che non solleciteremo mai un ricordo nello stesso modo, non rileggeremo mai un libro con gli stessi occhi. Per questo da vecchi amiamo rileggere i classici, per ritrovarvi le tracce della nostra giovinezza.
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