Il bello dell'educatore è quando scopre che la persona che ha contribuito a formarsi - a formarsi, non a formare - è diventata più brava del suo maestro (o maestra). Parlo di allievi/giovani e di maestri/adulti, non di bambini, e parlo più di gruppi e associazioni, di seminari, palestre e di centri di ricerca che non di scuola. È su questo punto che si distingue, mi pare, il vero educatore dal mediocre e dal cattivo educatore. Nel mondo e nella scuola di oggi si incontrano soprattutto figure del secondo tipo, educatori che nel loro settore sono talvolta anche bravi, ma che, in conseguenza delle mille frustrazioni che tutti prima o poi si è costretti a subire, ed è qualcosa che fa parte di ogni società che permette solo a pochi di "emergere" e di "diventare importanti", devono dar peso a se stessi più che al destinatario, anche se la ragion d'essere del loro lavoro è l'autonomia del destinatario, secondo la vecchia legge non scritta di «aiutare gli altri affinché si aiutino da sé». È una delle maggiori storture di ogni consesso umano dove nessuno, salvo gli arrivisti della società dello spettacolo (che comprende la politica, e perfino l'educazione), sembra avere quel che pensa di meritare. Il risultato, in educazione, è che le frustrazioni del maestro si ripercuotono sull'allievo. Il cattivo "maestro" non tollera che il suo allievo ne abbia altri altrettanto importanti. Anche se nessun maestro vero ha avuto nella vita un solo maestro. Si rilegga l'inizio dei Ricordi di Marc'Aurelio il lungo elenco di persone da cui ha imparato qualcosa, e qualsiasi onesta autobiografia di un personaggio importante finisce per dirci questa stessa cosa. L'aver avuto un solo maestro andrebbe dunque considerato come una perdita, anche se ce n'è stato uno che ha influito più di ogni altro ed è diventato per l'allievo un modello, il riferimento principale. Ci sono dunque maestri che tendono a riprodursi nei loro allievi e cercano di farne, consciamente o inconsciamente, cloni o servi (la seconda strada è la più affollata) e altri che, anche soffrendo se un loro allievo finisce per prendere una strada diversa da quella da loro sperata o si accosta ad altri insegnamenti che si aggiungono ai suoi e a volte li sostituiscono, pensano soprattutto alla maturità del loro allievo, e vedono nella sua autonomia un effetto positivo del proprio insegnamento. È di questi Maestri che oggi si ha bisogno, proprio perché sono soprattutto gli altri ad abbondare.
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: