La saprete la storia di quella ragazza napoletana, Federica Caroccia, multata perché senza biglietto e fatta scendere dal bus mentre cercava di raggiungere l'ospedale, colta improvvisamente dalle doglie di parto ("patenze", le chiamano a Napoli).
Solo dopo essersi assurdamente difesa ("Le circostanze non possono essere motivo di annullamento del verbale": le circostanze erano una bambina che stava per nascere e a cui è stato dato il nome di Maria Vittoria), l'azienda dei trasporti ha ritenuto di scusarsi.
Federica usa parole precise per raccontare la disavventura: «Mi sono sentita umiliata e non aiutata. Chi mi ha fatto scendere – dice – non ha operato con coscienza». Coscienza vuole dire "sapere insieme" (cum-scire), condividere una cognizione con la mente, ma anche con il cuore, come quando si spezza insieme il pane. Servirebbe la penna di Elena Ferrante, la mia non basta, per raccontare questa perdita di coscienza nella Napoli delle madri adorate e straziate, dove perfino i femminielli mimano il parto in certi rituali arcaici. Il dileguarsi della venerazione e della gratitudine per la donna, ogni donna che accetti di fare spazio all'altro, la figlia, il figlio, nel proprio corpo e nella propria vita. Ci si è sempre inginocchiati, di fronte a questo miracolo che si ripete ogni giorno.
Oggi si caccia dai bus.
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