Un fatturato nazionale pari a 670 milioni di euro, tassi di crescita da capogiro e prospettive allettanti per il futuro. Il «pianeta verde» italiano è fatto anche di comparti che funzionano a pieni giri come quello delle macchine da giardinaggio. Certo, non è possibile dimenticare i temi dei prodotti tipici, delle quote latte oppure dei prezzi di pane e pasta così come la questione dell'ortofrutta, oppure la vendemmia ormai in corso (e che proprio nella meccanizzazione ha uno dei suoi segreti), ma ad entrare nel gioco dell'ampio settore agricolo ci sono anche loro: le macchine per la cura dei giardini. Che fanno affari d'oro. Stando ai dati diffusi questa settimana da Unacoma (l'unione dei costruttori di macchine agricole), il mercato italiano delle macchine per il giardinaggio e la cura del verde non sembra infatti conoscere crisi. Quest'anno, saranno venduti un milione e 460mila mezzi con aumenti sostanziosi per alcune tipologie di questi come i rasaerba, i decespugliatori e i trattorini. Un mercato con i fiocchi visto che vale, come si è detto, centinaia di milioni di euro e che marcia negli ultimi dieci anni con aumenti che vanno dal 59 al 67% per alcune macchine specifiche. Chiaro, non si tratta di prodotti di largo consumo (a parte alcune categorie), ma sicuramente di mezzi che si rivolgono a mercati che possono spendere e che hanno un orizzonte di crescita importante.Quello che entusiasma gli addetti ai lavori è in effetti la prospettiva. Secondo l'Unacoma, infatti, l'Italia può crescere ancora a livello europeo e mondiale. Anche se si assiste ad uno «strano» fenomeno di mercato: le importazioni crescono (+25% nei primi tre mesi dell'anno) ma per effetto del «ritorno» di macchine fabbricate da aziende italiane presso siti produttivi all'estero, in particolare in Cina che così entra nuovamente nell'agricoltura italiana oltre che con le passate di pomodoro e i succhi.Rimane tuttavia il dato di fondo: la capacità produttiva e tecnologica italiana in questo settore sembra non essere seconda a nessun'altra, ma la strada che deve essere ancora percorsa è molta. Occorre però saper cogliere le opportunità che ci sono. Come, per esempio, quelle offerte dal mercato Usa che da solo vale il 50% delle vendite mondiali; oppure quelle dell'area centro-orientale che copre un altro 35%. E occorre fare bene e in fretta, visto che la concorrenza non se ne sta ferma. Basta pensare che solamente in Europa abbiamo ancora davanti la Gran Bretagna con quasi due milioni di macchine vendute, la Germania con un milione e 800mila e la Francia con 1,5 milioni. Dove colpire e come farlo, in quale particolare produzione crescere e come valorizzare la tecnologia che possediamo non è ovviamente cosa da poco. È proprio su queste basi, tuttavia, che si gioca e si vince la partita del futuro di questo settore della meccanizzazione agricola e del verde che conta migliaia di posti di lavoro e che non deve essere sottovalutato.
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