Quando la nostra storia, la storia del genere umano, procede secondo ritmi così accelerati nello sviluppo economico e tecnico scambiato per progresso, allora una mancanza di adeguate riflessioni e decisioni può estenuare quello che una volta chiamavamo umanesimo fino a farlo sparire. Non è più l’essere umano, il genere umano, a produrre consapevolmente la propria storia, sono invece entità, organizzazioni, dispositivi e processi automatici che nessuna politica osa più giudicare e indirizzare diversamente. Forse quando si parla di umanità post-storica ci si riferisce a questo. La storia viene sostituita da una “seconda natura” artificialmente prodotta, che è il contrario della natura e nasce dall’ignorare, dal voler sostituire la natura in tutte le sue forme. Tempo fa, in una delle mille chiacchierate televisive, una intellettuale fieramente “di sinistra” e tutt’altro che sprovveduta ha detto che «la natura non esiste» e che gli esseri umani sono davvero tali solo se decidono di essere qualsiasi cosa vogliano, maschi o femmine, madri o padri, senza dover ubbidire a tirannici processi naturali. Mi sembra piuttosto chiaro che se si ragiona così si sarà anche pronti a ignorare la natura sia in noi stessi che fuori di noi, nell’ambiente esterno e in tutto il pianeta. Negli anni Venti del secolo scorso, il filosofo Jose’ Ortega y Gasset pubblicò uno dei suoi libri più famosi, La disumanizzazione dell’arte, in cui analizzava l’estetica delle avanguardie. Da allora la disumanizzazione ha continuato a espandersi e progredire. Oggi le arti e gli artisti sono dappertutto e le forme estetiche più diffuse manipolano l’umano, a cominciare dal corpo, in modo sempre più aggressivo, fatuo o assurdo. È l’estetica del brutto, dell’innaturale e del mostruoso, parallela all’ossessione di una bellezza così perfetta da essere altrettanto inumana. Perfino negli studi umanistici, ormai da decenni, si è imposta “l’informatica umanistica”. I filologi e gli studiosi di letteratura non sanno più lavorare senza il loro caro computer. Non hanno più memoria dei classici che hanno letto, ammesso che li abbiano davvero letti di persona e da cima a fondo. Basta loro averli “messi in memoria”, in una memoria non umana. La disumanizzazione delle cosiddette humanities non sarà senza conseguenze. Non ci sono cause senza effetti: questo dice la natura.
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