Su Netflix è disponibile la terza parte di Lupin, serie francese ispirata ai racconti di Maurice Leblanc, rivisitata in chiave moderna, ambientata ai giorni nostri a Parigi, con protagonista Assane Diop, quarantenne di origini senegalesi, interpretato da un attore di successo come il bravo Omar Sy. L’idea di fondo del ladro gentiluomo è comunque la stessa. In effetti anche Assane ruba e si traveste, ma non per arricchirsi, bensì per scoprire la verità sulla morte del padre, avvenuta quando lui era ancora un bambino. Come l’Arsenio Lupin originale, Assane è colto, astuto, ironico e pur non essendo uno stinco di santo, vuole giustizia per il padre e nel frattempo cerca di ricomporre la propria famiglia. Alla fine della seconda parte lo avevamo lasciato che si allontanava da moglie e figlio perché messo alle strette dalla polizia e da loschi personaggi. In questa terza parte, composta da sette capitoli, Assane ritorna sulla scena parigina per rubare una preziosissima perla nera e per ritrovare la famiglia. La chiave è sempre quella del giallo, alleggerita da situazioni comiche o surreali, con una storia che si svolge sempre su due livelli: il presente narrativo e il passato, che a sua volta, attraverso flashback, ci riporta indietro ai tempi di Assane quattordicenne oppure soltanto alle ore precedenti. I ritorni al passato servono nel primo caso a capire perché oggi Assane è quello che è, mentre nel secondo caso servono per spiegare e far vedere gli stratagemmi messi in atto per realizzare il furto e soprattutto per farla franca con le forze dell’ordine. Il duplice piano della narrazione fa sì che il telespettatore resti affascinato dall’arguzia del protagonista, ma anche dalla sua volontà di ricomporre i rapporti con la moglie e il figlio. E questa volta anche con la madre, che inaspettatamente compare a Parigi. Ma non è il solo colpo di scena.
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