Non è per fare i soliti nostalgici, ma dopo la brutta pagina di cronaca nera del “Viperetta”, il detenuto Massimo Ferrero, ex presidente senza portafoglio della Samp, viene da chiedersi: ma dove sono oggi quei padri patron del calcio più sano e più vero? C'è stato un tempo, negli anni '80 (perdonateci un'altra goccia di nostalgia, ma era il calcio più bello), in cui feudatari del calcio di provincia erano i Costantino Rozzi da Ascoli, Romeo Anconetani da Pisa, Edmeo Lugaresi da Cesena, Domenico Luzzara da Cremona. Franco D'Attoma da Perugia. Quest'ultimo, signorile quanto l'Avvocato (Agnelli), l'estate del 1979 strappò, alle buste, Paolo Rossi proprio alla Juve. “Pablito” era del Vicenza del gaucho Giussy Farina. Altro personaggio unico, che poi si vide strappare di mano il Milan da Silvio Berlusconi. Mai “ratto” però fu più glorioso e vincente. Ma questa è un'altra storia. Con Ferrero si ritorna all'era di Luciano Gaucci a Perugia (leggasi il libro Il Gauccismo del bracconiere di storie di cuoio Raffaele Garinella), ma eravamo già entrati nel millennio del calcio spezzatino, sempre più indigesto, servito sulle piattaforme imbandite delle paytv. Qui si gioca a palla prigioniera. Tornando alla macchietta Ferrero, aveva rilevato la Samp da Edoardo Garrone che, a sua volta, l'aveva ereditata dal padre, il patron gentiluomo Riccardo. Petroliere illuminato e generoso quanto Mantovani – il presidente della Samp scudettata degli eurogemelli Mancini&Vialli – , Riccardo Garrone preferiva la musica classica al calcio e la società blucerchiata l'aveva comprata solo per fare un regalo ai figli. Quando i Garrone nel 2014 hanno deciso di vendere il giocattolo di famiglia, è arrivato questo vitellone romanesco che dalla cessione ha addirittura ricevuto in dote 65 milioni di euro. Dei 20 milioni che lo inchiodano al gabbio per bancarotta fraudolenta, Ferrero ne avrebbe «distratti 13 per affari privati». Ieri il derby della Lanterna spenta, con due squadre più povere e più brutte. Povere e meno belle, escono dalla Champions anche il Milan – che non passa neppure dalla via dell'Europa League – e l'Atalanta. Da quella via passa l'Atalanta di Gasperini che sullo 0-3 parziale per il Villarreal ha gridato in eurovisione: «Questa non è la mia squadra!». Attimi di “rinnegamento”, come quelli che hanno provato Sarri alla Lazio e Mourinho alla Roma. La Lazio per passare al prossimo turno di Europa League dovrà disputare gli spareggi contro le terze dei gironi di Champions. La Roma funziona solo in Conference League, ultima trovata della Uefa prima di lanciare il Torneo dei bar. Sarri continua a scrivere in panchina senza rileggere i suoi appunti e Mourinho sembra una strip di Zerocalcare che dice: «Me so interrogato e ho convenuto che so io quello difettoso, e che non posso trovà fuori quello che me manca dentro».
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