giovedì 8 maggio 2008
Domenica di Pentecoste
Anno A

La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi». Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno ri-



messi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi».

Lo Spirito: misterioso cuore del mondo, vento sugli abissi, fuoco del roveto, Amore in ogni amore. Lo Spirito: estasi di Dio, effusione ardente, in noi, della sua vita d'amore. Senza lo Spirito il cristianesimo non è che arida dottrina, la Chiesa si riduce a organizzazione e codice, la morale a fatica sovente incomprensibile, la croce a follìa, Cristo rimane un evento del passato.
Oggi la Parola esplora strade diverse, prova altri colori, accumula immagini per dirci l'unica cosa indicibile: lo Spirito Santo, respiro di Dio dentro ogni cosa e ogni figlio. Per dire l'umiltà dello Spirito Santo, che non ha neppure un nome proprio, perché tutto Dio è Spirito, tutto Dio è Santo; che non sappiamo immaginare se non per simboli, che gli conservino libertà, la libertà del vento, cui nessuno comanda, che fascia le formule e forma le parole, ma poi passa oltre. Sempre oltre è la sua dimora.
Infatti viene lo Spirito, dice il Vangelo, la sera di Pasqua, leggero e quieto come un respiro, come la pace: «alitò su di loro e disse: ricevete lo Spirito Santo».
Viene lo Spirito, nel racconto degli Atti, cinquanta giorni dopo, come energia, coraggio, missione, vento che spalanca le porte e parola di fuoco.
Viene lo Spirito, nell'esperienza di Paolo, come bellezza, talento, carisma diverso per ogni credente. Viene, nel salmo responsoriale, eternamente: dall'origine e per sempre, in tutti i solchi dell'esistenza, lo Spirito genera vita, là dove pareva impossibile, quando ti sentivi finito e il tronco dell'esistenza non metteva più gemme, quando la storia attorno sembrava un ventre invecchiato e sterile.
Com'è possibile che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? Questo accade ancora, dentro e fuori le chiese, perché lo Spirito si rivolge a ciascuno, direttamente al cuore di ogni uomo, e in ciascuno «consolida la certezza più umana che abbiamo, e che tutti ci compone in unità: l'aspirazione alla pace, alla gioia, all'amore, alla vita» (Giovanni Vannucci). Consolida Cristo, pienezza dell'umano.
Lo Spirito conferma ciò che a tutti è caro, e cara a ciascuno diviene la sua parola.
Ma quanta fatica per uscire dal Cenacolo! Eppure lo Spirito si ripropone, umile e risoluto, più forte della nostra fatica, vento che indica la strada, riempie le vele, disperde le ceneri della morte e diffonde ovunque i pollini della primavera.

(Letture: Atti degli Apostoli 2,1-11; Salmo 103; 1 Corinzi 12,3b-7.12-13; Giovanni 20,19-23)
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