martedì 10 aprile 2007
Dio ha voluto che lo sguardo dell"uomo fosse la sola cosa che non può nascondere.L"ho conservato come un segnalibro: è un cartoncino d"auguri pasquali piuttosto "laico" che ho ricevuto già da una settimana. C"è una bella foto di bambino i cui occhi ti fissano in modo sorpreso e interrogativo, mentre il piccolo esce da un uovo di cioccolato. Sotto c"è la frase che ho citato e che si dice essere tratta dal romanzo Paul Jones (a me ignoto) del famoso autore francese del Conte di Montecristo, ossia Alexandre Dumas padre. Non si può, comunque, negare che l"intuizione, semplice e scontata, sia significativa e rilevante. Lo sguardo è, infatti, un potente mezzo di comunicazione, tant"è vero che in un suo verso Michelangelo parlava dell"anima che «tutta s"affaccia agli occhi». Non per nulla gli innamorati, esaurito il repertorio delle parole, si guardano negli occhi in silenzio e questo è forse il linguaggio più intenso.Ugualmente il livello più alto della preghiera e della spiritualità è la contemplazione. C"è, però, anche un aspetto più immediato nella frase di Dumas. Con lo sguardo si è più indifesi e sinceri, si dicono emozioni interiori e verità che le parole vorrebbero celare e persino contraddire. Chi è abituato a incontrare persone e ad ascoltarle s"accorge che alcune non riescono a guardarti a lungo negli occhi, oppure si vede che talora il loro sguardo è attraversato da un lampo che dice molto di più delle loro frasi, o ancora che i loro occhi si fanno sospettosi. È per questo che si è soliti dire che il boia non guarda negli occhi le sue vittime, perché si può dimenticare un volto ma non uno sguardo terrorizzato o carico di odio. Ritroviamo, allora, questa capacità di parlare con gli occhi e di riconoscere il linguaggio degli sguardi, in un dialogo autentico e profondo.
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