«Quattro anni fa sono stata condannata a 12 anni di reclusione in Iran per aver protestato contro l’hijab e le leggi reazionarie nella Repubblica islamica. Ero una nota alpinista e scalatrice, non mi sono tirata indietro. Sono una delle promotrici del movimento “White Wednesdays”, i mercoledì bianchi, in cui si incoraggiano le donne a rimuovere il velo o a indossarne uno bianco in segno di protesta». Nasibe Shamsaei - architetto, ingegnere, designer e pittrice iraniana - nel novembre 2020 è stata arrestata dalle autorità turche in aeroporto, mentre tentava di trovare asilo nell’Unione Europea. Nasibe rischia costantemente di essere deportata in Iran, come già successo ad altre attiviste iraniane fermate in Turchia, in violazione del principio internazionale consuetudinario di non-refoulement, che vieta l’espulsione verso Paesi dove le persone sono a rischio di persecuzione, di trattante inumani o degradanti. «Forse mi conoscete perché mi sono tagliata i capelli davanti all’ambasciata iraniana a Istanbul per unirmi alla gente del mio paese nella protesta contro l’omicidio di Mahsa Amini. Sì, mi sono tagliata i capelli per la rabbia contro il governo oppressivo». Nasibe e quella immagine diventano ora il cuore dell’ultimo, significativo, potente progetto artistico di Liu Bolin, il fotografo “invisibile”, uno degli artisti più conosciuti e apprezzati anche per le sue battaglie sui diritti umani: uno scatto che si fa testimonianza e simbolo delle migliaia di donne che lottano ogni giorno per la propria libertà.
Liu Bolin, “Freedom in 2023”. La foto finale della performance artistica di Liu Bolin per l’Iran a Milano,alla Galleria Gaburro - Courtesy Galleria Gaburro, Verona-Milano
L’artista di Shandong, che vive fra Pechino e Parigi, conosciuto in tutto il mondo per la sua fotografia “mimetica” ha realizzato l’opera inedita negli spazi della Galleria Gaburro di via Cerva a Milano e sarà esposta da domani al 30 aprile. I volti e i corpi di undici attiviste sono diventati la tela su cui Liu Bolin ha dipinto il gesto di Nasibe e lo ha fatto immagine. Da divulgare, come uno scatto di libertà. Il progetto si è concretizzato grazie al contributo dell’attrice e attivista Melania Dalla Costa, testimonial della campagna 2019 delle Nazioni Unite (Unicri), da tempo a fianco delle donne che hanno subito violenze fisiche, psicologiche e culturali. Consapevole dell’interesse di Liu Bolin nel trattare il tema della libertà tramite la sua pratica performativa, Melania, con il suo lavoro di attivista, è entrata in contatto con Nasibe Shamsaei dopo la sua protesta per la tragedia della giovane ragazza Mahsa Amini che ha sconvolto il mondo.
A differenza del ciclo Hiding in Italy (alcune opere fiorentine sono esposte in galleria), in cui Liu Bolin si mimetizza nel contesto che lo avvolge, nella serie Target sono le persone a divenire parte integrante del progetto e quindi dell’opera finale, in una compartecipazione attiva e coerente con la tematica su cui si vuole riflettere. Insieme a Nasibe Shamsaei e Melania Dalla Costa, prendono parte alla realizzazione dell’opera di Liu Bolin donne iraniane, avvalorando il significato dell’azione ed evidenziando come l’arte possa ancora stimolare una riflessione attiva di tematiche importanti della contemporaneità. Tra le personalità coinvolte ci sono anche Delshad Marsous e Taher Nikkhah, decisive nel processo di coinvolgimento dei partecipanti e nel racconto di cosa significa vivere sotto un regime totalitario, caratterizzato da esecuzioni e repressioni violente.
Liu Bolin dà il suo contributo artistico. Con il suo stile. Invisibile ma illuminante. Persone, colori e scatti di libertà.
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