Padova, Cappella degli Scrovegni. Il blu del cielo di Giotto nel Noli me tangere è quello, ceruleo, appena prima dell’alba. Lo schiarire del mondo, prima che si affacci il sole. È un cielo di vigilia.
Sulla terra arida del Sepolcro i soldati romani dormono. Quanto profondamente. Hanno bevuto, e li ha sfiniti quel giorno feroce, il sangue, le urla della folla. Dormono un sonno assoluto, una catalessi, nella notte di Cristo nel sepolcro. (Così saremmo anche noi, chiusi in un sonno senza speranza, se non fosse risorto).
Guardate agli Scrovegni la faccia di Maddalena, com’è protesa e incredula verso l’uomo che le si para dinanzi. Confusa: chi mai è questo sconosciuto? Un giardiniere? Quanto però somiglia a Lui. Per un momento tuttavia Maddalena, sospesa nella obiezione della ragione - nella nostra stessa umana obiezione - non osa credere.
Ma ora lo riconosce. Non ha più dubbi, giacché vede. Come protende le mani a fermarlo, a trattenerlo con sé. Come una madre, che si veda restituito un figlio perduto.
«Noli me tangere», non mi toccare, queste parole non sono state pronunciate da Cristo forse con tenerezza? Non mi toccare Maria, sorella, devo andare.
Maddalena ha visto, per prima. Perché era rimasta sveglia, inconsolabile nel suo strazio. Maddalena, per prima: perché non tollerava, che Lui fosse morto. Con gli occhi aperti, nella più buia delle notti, Maddalena vegliava.
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