Web e digitale: allarmismi discutibili e preconcetti da sfatare
venerdì 2 giugno 2017
Se c'è una colpa che sicuramente il mondo digitale ha, è quella di avere potenziato alcuni aspetti negativi del mondo "analogico". Non solo perché sul web hanno successo soprattutto gli estremi (e gli estremismi) ma anche perché ha reso più semplice credere a tutto.
Basta una ricerca su qualunque argomento, anche su quelli più controversi, ed ecco spuntare una pagina, uno "studio", un'opinione "autorevole" che sostiene esattamente quello che avevamo già in mente.
In generale, per esempio, gli adulti hanno due idee "chiare" di internet e degli strumenti digitali. La prima è che siano tutto sommato più dannosi che utili. La seconda è che i giovani ne abusino, passando le loro ore chini sugli schermi dei cellulari. Ebbene, chi la pensa così sarà felice per due notizie, appena uscite. La terza, invece, forse vi stupirà.
Andiamo con ordine. La prima notizia è una ricerca rilanciata da un'agenzia di stampa col titolo: «Internet è una droga: la scienza svela i sintomi dell'astinenza». E subito basta quel titolo per far esclamare: «È vero, è proprio così. L'ho sempre sospettato».
Certo: da sempre tutti sospettavamo che internet, come tutte le "cose" e le "sostanze", se "preso" in dosi eccessive, potesse creare una sorta di dipendenza. L'articolo si rifà ad una ricerca pubblicata da Plos One. Trovarla non è facile, ma una volta scovata si scopre che nel titolo originale la parola droga non c'è. La ricerca infatti si intitola: «I diversi cambiamenti fisiologici dopo l'esposizione a internet negli utenti più o meno problematici». E la droga? Si riferisce a un passaggio che recita: «Questi effetti di astinenza da internet sono simili a quelli rilevati in chi abusa di sostanze come alcool, cannabis e oppiacei». Quali sono questi effetti? «L'aumento del battito cardiaco e della pressione arteriosa nei soggetti più deboli».
Seconda notizia. Secondo lancio di agenzia di ieri. Titolo: «Internet: esplode insonnia digitale, a 11-13 anni catturati dal vamping». Le prime righe del testo sono molto chiare: «Fra gli 11 e i 13 ben un ragazzino su due naviga tutta la notte su internet all'insaputa dei genitori». L'adulto che le legge fa un salto sulla sedia. La ricerca è stata fatta da un'azienda che vende sicurezza web. Ma andando sul sito della società si scopre che l'originale è un po' diverso. I dati sono stati raccolti durante le lezioni fatte in alcune scuole dagli esperti della società, ma l'articolo sul blog aziendale non specifica quanti dei 1.500 ragazzi tra gli 11 e i 13 anni coinvolti nel progetto abbiano risposto alla «ricerca». Ciò che invece si specifica bene è che «un preadolescente su 2 dichiara di navigare su internet durante la notte all'insaputa dei genitori». Capirete bene che scrivere «durante la notte» (senza peraltro specificare da che ora è considerata notte) è cosa ben diversa da «tutta la notte». Per fare cosa? «Andare sulle chat di WhatsApp (95%), usare i nuovi social network come musical.ly (78%) e giochi online come Clash Royale (65%)».
Che internet non sia una casa delle bambole e che su web e social si trovi una gran quantità di spazzatura non lo nega nessuno, anzi, questo giornale l'ha più volte denunciato a chiare lettere. Ma davvero siamo sicuri che affrontare le problematiche di internet in questo modo produca risultati efficaci e non solo ansia negli adulti?
A proposito di adulti. Il prestigioso studio «Internet Trends», pubblicato mercoledì, tra le sue 355 pagine conferma un dato che non tutti conoscono. La fascia d'età che spende più tempo (cioè 5 ore e 19 minuti al giorno) con la testa piegata sugli schermi dei cellulari non è quella dei ragazzi ma quella che va dai 35 ai 49 anni di età. Insomma, se c'è qualcuno che dovrebbe fare autocritica sugli «eccessi digitali», forse, non sono (solo) i giovani.
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