Si chiamano aggregatori di notizie. Ne esistono tanti e di diversi tipi. L'altro ieri, per esempio, Microsoft ha lanciato il suo. Anzi, la nuova versione del suo aggregatore. Si chiama Microsoft Start ed è disponibile sia come sito web che come app per cellulari, oltre ad essere integrato con Windows 10 e 11 e il browser (cioè il programma che usiamo per navigare nel web) Microsoft Edge. «Il feed combina i contenuti degli editori di notizie tagliandoli su misura per gli interessi individuali degli utenti». Il tutto con un «sistema di personalizzazione» che dovrebbe rivaleggiare (e battere) servizi simili offerti da rivali come Apple o Google, nonché app come Flipboard o SmartNews.
In un mondo informativo come quello digitale sempre più caotico servizi simili sono necessari. O meglio, sarebbero necessari. Perché chiunque abbia avuto a che fare pur con i migliori tra questi, ha provato sulla sua pelle quanto sia difficile riuscire ad ottenere ciò che promettono. E questo accade per diversi motivi. Il primo è che insegnare a una macchina quali siano i veri temi che ci interessano è molto più difficile di quello che spesso ci fanno credere. Mettere una croce su caselle come «cronaca», «cultura», «sport» o «tecnologia» serve a ben poco, visto che da tempo ognuna di queste sezioni contiene temi molto diversi dove si mescolano curiosità, pettegolezzi, notizie spicciole e approfondimenti. Il secondo motivo è che spesso il nostro comportamento non è così coerente come crediamo. Basti pensare a quante volte magari abbiamo cliccato «solo per curiosità» su articoli non di grandissimo valore. In più molti aggregatori non sono fatti per soddisfare ognuno di noi, ma fasce di pubblico. Più li usiamo e più veniamo incasellati in profili che magari possono in parte assomigliarci ma restano grossolani. C'è poi un altro fattore. Gli aggregatori generalisti non puntano tanto a soddisfare al massimo noi lettori, ma devono fare anzitutto fare traffico, produrre clic. E per farlo spesso scelgono le scorciatoie. Per esempio, dando più spazio a siti che si occupano di gossip o che fanno titoli a effetto.
Ho sotto gli occhi (è solo un esempio) Google News. E in questo momento mi propone come primo titolo un articolo sui vaccini di un sito dedicato alla finanza e che fa questo tipo di informazione per attirare clienti. Al secondo posto, a me che non seguo lo sport, propone un articolo pecoreccio sulle evoluzioni sessuali di un calciatore. Seguono articoli «acchiappaclick» perfino «sulla pioggia di denaro che arriverà entro la fine dell'anno su questi segni zodiacali».
Da quello che ho visto anche Microsoft Star non va molto meglio. Ma è presto per dare un giudizio. Un po' diverse sono app e servizi come Flipboard, anche perché permettono di esprimere preferenze molto più specifiche. Solo che per istruirle a dovere occorrono tempo e impegno (mentre noi mediamente diciamo di non averne per queste cose, salvo poi lamentarci). Infine, c'è un punto tutt'altro che secondario. Per la quasi totalità di questi servizi il mondo cattolico esiste solo quando è motivo di scandalo. Quando c'è un sacerdote che commette un abuso, quando c'è una polemica contro il Papa, quando c'è un processo in Vaticano. Tutto il resto non esiste. E purtroppo manca un aggregatore di notizie capaci di coprire la complessa galassia cattolica. Esistono blog, servizi benemeriti come CEInews o pagine Facebook che rilanciano notizie a tema ma siamo ancora lontani da un servizio ampio e completo a livello europeo o addirittura mondiale.
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