L'impronta climatica dell'agricoltura europea è in diminuzione dal 1990. Dato importante, che indica quanto le imprese agricole abbiano fatto per diminuire il "peso" della produzione agroalimentare sull'ambiente e sul clima. Non si tratta però solo di una questione da "ambientalisti", ma anche di un fatto economico: campi e stalle riescono a produrre qualità e reddito in modo sempre più sostenibile. Occorre però fare ancora di più. E per farlo servono però risorse maggiori di quelle avute fino ad oggi. Ed è quello che ci si attende dalla nuova politica agricola comune così come dal Pnrr.
Il quadro della situazione è stato delineato qualche giorno fa nel corso dell'assemblea annuale di Confagricoltura. «Sappiamo che occorre fare di più: le energie rinnovabili, con il biometano, il fotovoltaico agricolo, il biogas, possono dare nuovo slancio a modelli virtuosi in cui città e campagna si incontrano», ha detto il presidente dell'organizzazione agricola, Massimiliano Giansanti, che però ha assicurato: «Le imprese agricole sono pronte a investire per aumentare il contributo alla lotta contro il cambiamento climatico e per accrescere la sostenibilità ambientale».
Servono soldi, dunque, ma anche capacità di «intercettare l'innovazione», come ha sottolineato il ministro dell'agricoltura Stefano Patuanelli che ha avvertito: «Più gli imprenditori saranno capaci di intercettare l'innovazione, più lo Stato potrà accompagnare gli investimenti». Quello che si deve costruire, in altre parole, è una sorta di patto a due – Stato-imprese –, per fare in modo che l'agricoltura e l'agroalimentare continuino ad essere una delle punte di diamante dell'economia italiana. Tenendo conto che le sfide per i campi e le stalle (anche quelle in apparenza più isolate), sono ormai globali. Per questo, il ministro della transizione ecologica, Roberto Cingolani, parlando forse più da scienziato che da politico, ha sottolineato come «la grande sfida della sostenibilità è trovare un punto di incontro tra l'aumento della domanda di cibo nel mondo e la necessità di conservare le risorse naturali». Equilibrio delicato quello che si regge tra mercato, sostenibilità e solidarietà. Razionalizzare e intervenire con più attenzione, ma anche agire con un forte coordinamento, appaiono essere comunque le strade principali per un'agricoltura (italiana) che è già da primato in molti settori, ma che ha di fronte compiti ancora più importanti della qualità eccelsa che già produce.
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