Ho sempre avuto la tendenza a criticare l'ottimismo di chi, nel continuo sviluppo delle tecnologie e nella loro diffusione sociale, vede solo meravigliosi vantaggi per la qualità della vita umana. Negli ultimi dieci anni mi pare di aver avuto diverse prove del fatto che un'umanità che vive tutto il giorno col cellulare in mano e non riesce a farne a meno non è più un'umanità né naturale né libera. Che le tecnologie producano assuefazione come l'alcol, le droghe e il gioco d'azzardo, è ormai innegabile. Eppure se ne parla poco. Quando certi fenomeni sociali si diffondono oltre un certo limite (come anche la delinquenza delle tifoserie) si finisce per rassegnarsi. Oggi la vita scolastica è resa quasi impossibile a causa dell'assuefazione degli studenti all'uso del cellulare; eppure non si riesce a contrastare seriamente questo ostacolo allo studio, alla concentrazione, alla curiosità culturale, alla lettura di libri. Ma pur essendo abituato a vedere che cosa si perde quando le tecnologie ci promettono qualcosa di nuovo, pochi giorni fa ho avuto un momento di vero e proprio panico mentre guardavo in tv un programma sul Metaverso. Il capitalismo delle merci tecnologiche inutili (cioè dannose) lavora a distruggere sistematicamente il nostro rapporto fisico e mentale diretto con la realtà. Il Metaverso ci fa entrare in un mondo che non c’è, in una allucinazione “realistica” senza precedenti. Basta mettersi sugli occhi (chissà perché) quegli orribili occhialoni illusionistici e si ha l’esperienza “quasi totale” di essere in un mondo fittizio capace però di competere come mai prima con quello reale. Sociologi e autori di fantascienza avevano previsto fin dagli anni cinquanta una “robotizzazione” degli esseri umani. Negli Stati Uniti, la prima e più grande società di massa della storia, non mancarono libri di studiosi che vedevano minacciato alla radice l'individualismo di cui gli americani erano stati sempre fieri. Charles W. Mills scrisse nel suo libro Colletti bianchi che «la nuova organizzazione riduce gli individui al rango di automi». E Wance Packard, in Persuasori occulti, disse che in America «l’individuo non ha di per sé nessun valore» perché gli «ingegneri sociali» non fanno che perfezionare «la manipolazione del comportamento umano». Nasceva, dice Packard, la nuova scienza del biocontrollo, che regola «i processi mentali, le reazioni emotive e le percezioni mediante segnali bioelettrici».
Parliamo di libertà, senza sapere più che cos'è.
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