Le donne vere custodi della vita e del territorio
martedì 19 marzo 2024
Non è una novità che in America Latina acquisti spazio una visione critica della colonialità e del sistema economico capitalista ed estrattivo costruito da grandi uomini d’affari, multinazionali e gruppi politici. Non passa giorno senza che le comunità e i territori vengano spogliati dei loro beni per incorporarli come merce nei mercati. L’aggressività di questi sistemi si impone con rapporti asimmetrici basati sulla disparità di potere e l’abuso. Questa fredda logica si materializza nelle concessioni minerarie, nell’estrazione di idrocarburi, nelle terre logorate e sterilizzate dalle monocolture, nelle fonti d’acqua inquinate, nelle comunità disgregate e costrette a migrare dai propri luoghi di vita. Le donne sono le più colpite perché violate e discriminate dai megaprogetti di espropriazione e oppressione.
Così, da diverse parti, nascono lotte e resistenze per guidare il processo di empowerment comunitario, con azioni per dare possibilità di esistenza a popoli e territori. Questi ultimi non sono solo uno spazio fisico. Sono luoghi di identità, cultura, tradizioni, memoria, cosmogonie, saperi collettivi, modi di vivere, relazioni e spiritualità. Le donne sfidano l'ordine costituito con la loro capacità di immaginare progetti di società alternative, frutto di legami storici, identitari e sociali articolati all'interno delle comunità,
L'America Latina è abitata da una moltitudine di donne divenute punti di riferimento per la gente. Tra queste troviamo la messicana Frida Kahlo, che, attraverso l'arte politica, ha aperto orizzonti dove gli altri vedevano confini. Leydy Pech è un’apicultrice Maya, che ha lottato contro la deforestazione, denunciando il male dei prodotti agrochimici e della fumigazione di pesticidi tossici su vaste aree coltivate a soia geneticamente modificata. Ha riunito organizzazioni comunitarie e ambientaliste in una coalizione nota come “senza transgenici” per denunciare l’impatto nocivo per la salute degli esseri umani e della Creazione. Rigoberta Menchú, del Guatemala, ha sostenuto l'attivismo di altre donne impegnate per la pace con giustizia sociale e i diritti umani. Berta Cáceres, honduregna, ha difeso i diritti ambientali e si è impegnata a costruire società capaci di convivere in modo giusto e dignitoso. In Colombia, Francia Márquez, una donna di origine africana ha alzato la voce per il suo territorio ancestrale e la sua cultura. Ha organizzato le donne della sua comunità affinché marciassero per giorni da una regione lontana fino alla capitale per dire no all'attività mineraria che avvelenava i fiumi con cianuro e mercurio. Susana Muhamad, attuale ministro dell’Ambiente, guida il Piano di sviluppo nazionale “Colombia, potenza mondiale della vita”. Tesse reti di sorellanza prendendosi cura della biodiversità, in una prospettiva che integra azioni di speranza. In Ecuador, Nemonte Nenquimo, una donna indigena e la sua comunità hanno utilizzato i social media e le manifestazioni di piazza per proteggere il territorio amazzonico dall'industria petrolifera. In Brasile, Marielle Franco ha difeso i diritti delle donne discriminate per la razza. In Perù, Máxima Acuña, si è battuta contro il megaprogetto minerario Conga. Protegge i laghi dalle devastazioni delle compagnie minerarie che inquinano, senza assumersi la responsabilità dei costi ambientali e sociali. Anche la Confederazione Latinoamericana dei Religiosi
ha optato per un’icona femminile per il triennio 2022-2025, “Le donne dell’alba”, che, come metafora, riconosce e rende visibile il contributo socioecclesiale delle donne nel Continente. Concluderei dicendo come Galeano, «tante piccole persone, in piccoli posti, facendo piccole cose, stanno cambiando il mondo». Queste parole descrivono bene le donne in lotta per la Vita in America Latina. © riproduzione riservata
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