Il mondo dei bambini ha poche sfumature. Gioca con il contrasto degli opposti: il bello e il brutto, il giusto e lo sbagliato, il freddo e il caldo. Come nelle favole, quelle classiche, dove i cattivi sono davvero malvagi, e i buoni così ingenui e disponibili da sembrare quasi tonti. Ma non c’è niente di immodificabile, nell’esistenza vera come nelle fiction l’avversario più antipatico di oggi può diventare il migliore amico di domani, e nell’ultimo capitolo del suo racconto qualche volta lo scrittore fa innamorare il drago.
Il vero cambiamento però avviene crescendo. Età matura vuol dire anche, o almeno dovrebbe, complessità. Le certezze assolute diventano domande, si moltiplicano i dubbi, nella tavolozza dei colori del cuore compaiono i chiaroscuri del grigio e le infinite tonalità del rosso. E dell’azzurro. L’unica separazione insanabile, un tantino manichea, è tra ciò che respira e la realtà inanimata mentre, forse, sarebbe più giusto distinguere tra chi regala vita e chi la toglie. Perché spesso anche le cose “parlano”. A guardarle dal di dentro leggi le paure e le gioie che le hanno fatte costruire, regalare, ricevere. Sono specchi, racconti di vita, lacrime e sorrisi. Oggetti sì ma con la “s” davanti, che significa storie, sogni, simboli. Che vuol dire speranza.