La cooperazione agroalimentare italiana cresce, vale miliardi di euro e riesce a creare occupazione proponendo un modello di gestione d'impresa che tiene, nonostante le difficoltà e il tempo che passa. La fotografia scattata dall'Osservatorio della Cooperazione agricola italiana e presentata ad Expo questa settimana dice molto sulla capacità produttiva a gestionale del sistema cooperativo agricolo ed indica una strada da percorrere.Stando dunque ai numeri presentati dell'Alleanza delle Cooperative agroalimentari, ad oggi in Italia ci sono 4.894 imprese coop che arrivano a totalizzare più di 36 miliardi di euro di fatturato, con una crescita dello 0,3% rispetto al periodo 2013/2014. Sulla base di un'analisi effettuata su un campione di 386 cooperative "avanzate", è emerso come le cooperative alimentari italiane si approvvigionino di materia prima in maniera privilegiata dai propri soci agricoli, con percentuali che variano dal 71% della zootecnia da carne sino al 88% nel comparto lattiero-caseario e al 89% nell'ortofrutticolo. Numeri che indicano una cosa sola: la cooperazione agricola nostrana è ancora saldamente radicata sul territorio. Poi c'è l'export che arriva a coprire il 17% circa del giro d'affari complessivo. In cima alla graduatoria per quanto riguarda le vendite oltre confine, sono le cooperative vitivinicole (33%) seguite da quelle dell'ortofrutta (23%) e del latte (11%). Tra i prodotti esportati, inoltre, prevalgono i prodotti a marchio proprio (48%), seguiti da private label (26%) e prodotti finiti senza marchio del produttore (21%). Circa le mete delle spedizioni alimentari cooperative, invece, sostanzialmente è l'Europa a giocare la parte preponderante, ma non mancano destinazioni un po' in tutto il mondo. Ma ovviamente non tutto lo scenario è positivo. A soffrire, per esempio, sono le coop più piccole che stentano a tenere le posizioni sui mercati esteri. Più in generale, poi, queste imprese devono fare i conti con i difficili rapporti con la Grande distribuzione organizzata estera, ma anche con non sempre adeguate competenze manageriali e la mancanza di ciò che i tecnici chiamano "sistema Paese" forte che accompagni le imprese cooperative. Ed è proprio su questi aspetti che le coop vogliono confrontarsi con il Governo. Anche se, come ha atto rilevare Nomisma commentando i numeri del rapporto, le adeguate dimensioni d'impresa continuano ad essere il fattore nevralgico per garantire migliori prestazioni sui mercati. Insomma, anche per la cooperazione agroalimentare nazionale, la strada delle aggregazioni è quella dalla quale passa la crescita della competitività produttiva e commerciale.
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