Le clarisse e il terremoto nella loro memoria digitale
mercoledì 28 aprile 2021
A prima vista l'udienza di papa Francesco alle dodici clarisse del monastero di Paganica (L'Aquila), avvenuta lunedì 26, poteva passare tra gli eventi di routine, significativi soprattutto per chi vi partecipa. Poi si legge il testo del discorso loro rivolto dal Papa e si scorrono le cronache online, compresa quella, assai ampia, di Vik van Brantegem su "Korazym" ( bit.ly/3sVla3T ). Infine, per saperne di più, si cerca il sito e non ci si accontenta della sua apparenza "statica", ma ci si avventura nelle varie sezioni. Così si capisce che esso racconta un'unica, drammatica storia: quella di come il terremoto del 2009 ha ferito questa comunità religiosa (fino alla morte dell'abbadessa, Maria Gemma Antonucci), ma, grazie alla fede e alla determinazione delle monache e con l'aiuto di tanti, non ha prevalso. Non so se vi fosse un sito anche in precedenza, andato perduto; certo quello attuale prende vita in quell'aprile di dodici anni fa, sviluppo di poche pagine su Wordpress di cui ancora Internet conserva traccia. La prima delle "Notizie" parla della notte del 6; il primo degli "Eventi" è la visita che il 28 papa Benedetto XVI fece alla città terremotata. Nella sezione "Audio e video" tante foto dei danni causati dal sisma e della ricostruzione e un solo filmato, "Terre-Motus" ( bit.ly/3nrg5ir ), postato nell'agosto del 2009, quando le monache tornarono a L'Aquila in una struttura provvisoria pur di essere vicine al resto della popolazione (vi hanno poi vissuto dieci anni, finché non è terminato il restauro del monastero). Il filmato, «creato interamente» dalle clarisse di Paganica, dura 10 minuti e l'hanno visualizzato, negli anni, 17mila persone. È davvero toccante, quando lascia parlare le immagini e quando le accompagna con poche, meditate parole: «Siamo nel cuore della nostra vocazione di sorelle povere di santa Chiara. Abbiamo perso tutto: la Madre; il monastero; la chiesa; la foresteria e il muro di cinta; ma non la speranza in Cristo che trasforma il buio in luce...».
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