Le catastrofi in TV e in Rete: e se Dio fosse un giornalista?
mercoledì 18 ottobre 2023
Quando uno dei miei robot (aggregatori di notizie) mi ha segnalato un post intitolato: «Catastrofi, disastri, crimini… Come commenterebbe Dio queste notizie se fosse il direttore di un giornale?» (tinyurl.com/2c3axrfc' target='_blank'>tinyurl.com/2c3axrfc ), mi sono immediatamente incuriosito, considerando in particolare la copertura mediatica dello scontro tra Hamas e Israele in cui siamo immersi da qualche giorno. Il post, in lingua spagnola, è uscito sul grande portale latinoamericano “Catholic-Link” (visualizzazioni e follower a sei cifre sui propri social), che seguo regolarmente per il tentativo, talvolta riuscito, di trarre da materiali della cultura popolare secolarizzata spunti per l’evangelizzazione. Questa volta si parte dallo spot promozionale di un’agenzia umanitaria inglese, Humanity & Inclusion (48mila visualizzazioni tinyurl.com/2c3axrfc' target='_blank'>tinyurl.com/2c3axrfc ), che, con il titolo “After the News”, sottolinea la necessità di non dimenticarsi delle vittime di una crisi anche quando l’occhio dei media si sposta altrove. Ma la lettura del post mi ha francamente deluso. È tutto rivolto a considerare se l’esposizione a immagini e a notizie «drammatiche e catastrofiche» (ci si riferisce a terremoti, inondazioni e altri fenomeni simili, ma vale anche per le vittime di terrorismi e guerre) non rischi di farci perdere «la fiducia in Dio», a motivo del fatto che Egli «permette che queste persone soffrano». E dunque, lasciando valutare a ciascuno se mantenere o ridurre la propria esposizione a tali immagini, la conclusione del post di “Catholic-Link” è che «se potessimo vedere con gli occhi di Dio comprenderemmo la sua volontà», «ci affideremmo di più alle sue cure». Di qui il consiglio: non disperare di Dio ma, piuttosto, «offrire a Dio i propri problemi» e quelli altrui che ci stanno più a cuore. Una conclusione troppo rivolta a sé stessi e alla propria integrità spirituale. Sono invece tra i tanti che pensano che il primo sentimento di un credente dinanzi alle «catastrofi», anche quelle spettacolarizzate e sfruttate dai media, debba essere la misericordia per le vittime, sorelle e fratelli più piccoli in cui vedere il Signore. Cioè che «se Dio fosse il direttore di un giornale», il suo editoriale di commento, ogni volta che si ripete una catastrofe umanitaria, si intitolerebbe: «Io sono lì, io sono nelle vittime». © riproduzione riservata
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