Arriverà il momento in cui capiremo che la sapienza sta nell’amare tutto: salutare i giorni senza dimenticare l’importanza delle ore; contemplare i grandi torrenti senza smettere di ringraziare ogni goccia di rugiada; amare il pane, senza però dimenticare il sapore delle briciole. Arriverà l’occasione di capire che l’importante non è solo narrare il viaggio, ma testimoniare anche il contributo dei passi; lodare non solo la meta, ma il contributo di ogni tappa, soprattutto quando abbiamo dubitato che il cammino portasse da qualche parte. Verrà il tempo in cui saremo attenti a saziarci della fonte, ma anche della sete; a illuminarci negli incontri, ma anche nell’attesa; a meravigliarci allo stesso modo con la bisaccia piena come con le mani vuote. Verrà il momento di raccomandare al nostro cuore di abbracciare, con identico amore, le stagioni promettenti e quelle deludenti; la chiarezza del discernimento e la previa confusione dei nostri vicoli ciechi; la bellezza inaugurale dell’alba e le ferite senza risposta che ci lacerano con l’acciaio del crepuscolo. Verrà il tempo in cui ascolteremo con la stessa naturalezza il passaggio di Dio nella parola come nel silenzio; e lo riconosceremo nell’integrità e nella vita che si spezza; e avvertiremo la sua vicinanza all’apice della consolazione e nella nudità più estrema; nel rifugio del giardino e nelle vulnerabilità in cui ci perdiamo.
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