La speranza della risurrezione e quella di andare in serie A
domenica 4 novembre 2018
Quando, quarant'anni fa, muovevo i primi (e ultimi) passi nel giornalismo sportivo, mi guidava l'amico-collega Alberto Bortolotti, coetaneo ma già molto più esperto di me nella professione. Tra i suoi insegnamenti che non ho dimenticato c'era il fastidio per la definizione «lotta per la salvezza» (quando un torneo sta determinando chi non retrocederà nella serie inferiore): pur essendo di cultura "laica", tirare in ballo, per una competizione sportiva, il concetto di "salvezza", così vicino all'idea di vita o di morte, se non di vita (o dannazione) eterna, gli pareva retorico e sproporzionato. Tutto ciò mi è tornato in mente allorché, scorrendo i commenti a un post su Facebook di Paolo Pegoraro critico sul rapporto tra musiche e testi di alcuni canti liturgici associati alle esequie, ho appreso dell'abitudine dei tifosi dell'Hellas Verona di intonare, o in vista di una promozione o a retrocessione ormai certa, il ritornello di «Io credo, risorgerò» ( tinyurl.com/y7eyhn8l ). La solita, rapida ricerca in Rete mi ha rivelato in proposito due dettagli. Il primo è che la faccenda ebbe rilevanza nazionale quando con tale canto i tifosi interruppero, durante Bologna-Verona del 6 ottobre 2013, il «minuto di silenzio» in memoria dei 368 migranti e profughi vittime del naufragio al largo di Lampedusa di qualche giorno prima. La seconda è che, si legge su "L'Arena" ( tinyurl.com/y73e26rx ), a fine 2015 il giovane sacerdote e tifoso veronese Cristian Tosi, oggi parroco a Vago di Lavagno, fondò con il nome dello stesso canto un Hellas club; pare anche che in quel periodo fosse lui, dal centro della curva, a intonare più spesso il ritornello. Non mi stupisco dell'ennesimo link tra sport e religione. Ma trovo incomprensibile che nessuno abbia immaginato una parodia che smarcasse il testo dal riferimento al Salvatore, inservibile nel contesto di un campionato. Anche l'inno ufficiale della Champions League è ispirato a un brano di musica sacra, di Händel. Ma, almeno, il testo è stato cambiato.
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