Sempre più spesso la religione esce dai nostri itinerari quotidiani. Al contrario, il suo vocabolario resta vivo. Pensiamo all'uso laico della parola eresia, all'oratorio come simbolo di formazione, alla Passione usata dai giornali per descrivere una lunga sofferenza. Tanto per restare in tema, in una delle più grandi miniere della Sardegna un allestimento permanente è stato chiamato “Sindone di Serbariu”, il luogo in cui si trova. Il riferimento è ovviamente al telo che secondo la tradizione avrebbe avvolto il corpo di Cristo deposto dalla croce. Qui invece si tratta di un'opera realizzata nella “sala docce” dove ogni minatore ha lasciato l'impronta delle sue mani e la firma. Se vuoi capire davvero, però, devi metterti il caschetto e scendere sotto, immaginare il caldo, il fumo, il rumore, sdraiarti per terra a lavorare alla stregua di un topo in gabbia. E allora, tornato su, potrai fermarti come davanti alla Sindone “vera”: in silenzio, perché il dolore asciuga le parole. Ti verrà voglia di sovrapporre la tua linea della vita con quelle sul telo scoprendo che ci sono palmi giganti e altri quasi bambini. Li penserai polverosi di fatica, perché il dolore, la stanchezza e la voglia di fuga macchiano la pelle. E quasi sempre se vuoi che il cuore resti pulito devi sporcarti le mani.
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