Non faccio per vantarmi, diceva una pubblicità di elettrodomestici (che in realtà citava Gioacchino Belli). Non faccio dunque per vantarmi del giornale per cui scrivo, ma nelle scorse quarantotto ore l'intervista di papa Francesco a Stefania Falasca, pubblicata da Avvenire ( tinyurl.com/jrkjrrg ), si è guadagnata il gradino superiore del podio delle notizie religiose più battute in Rete: una su tre, più o meno. E ciò sebbene la chiusura del Giubileo offrisse molti altri centri d'interesse: dall'attenzione a nuovi e vecchi cardinali agli immancabili bilanci, fino alle previsioni sui contenuti della lettera apostolica che verrà diffusa lunedì 21.
L'intervista è molto ampia e così ogni osservatore, grande e piccolo, ha potuto operare le sue sottolineature. Per parte mia mi sono ampiamente identificato con un post affidato a Facebook da Simone Sereni, padre di famiglia e blogger di nicchia ( tinyurl.com/jlq9jgd ). Egli vi condivide una sola frase del Papa, questa: «Chi scopre di essere molto amato comincia a uscire dalla solitudine cattiva, dalla separazione che porta a odiare gli altri e sé stessi». Per Sereni è una "catechesi", della quale sottolinea la bellezza e insieme la durezza. Ma non bisogna confondere certe ferite «con la verità, e con la nostra stessa identità», altrimenti «ci seg(n)ano per sempre». Invece quella «scoperta da fare che dura tutta la vita» gli pare un «vertice». Anzi, «il succo del Vangelo». E si capisce che pensa alla prima volta di questa sua scoperta, in un certo momento... Così ho fatto io, e immagino molti altri e altre.
È questo che mi fa bella la Rete a fronte di quante volte lo è di meno: il fatto che il Papa dica una cosa, che io non la noti perché è in mezzo ad altre che distraggono la mia attenzione, che poi passi un post di un amico del cui sguardo mi fido e che questo mi consenta, mentre sono in autobus e aspetto la mia fermata, di ricordarmi, non senza un sussulto di gratitudine, di quando ho fatto la scoperta «di essere molto amato» e di ogni volta che l'ho rifatta.
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