Nello sterminato e babelico vociare con cui la Rete sta accompagnando il Festival di Sanremo 2023 c’è posto anche per la parola di un grande vescovo: Tonino Bello. La canzone “Supereroi” di Mr. Rain (al secolo Mattia Balardi), autore anche dei testi insieme a Federica Abbate, contiene infatti una gemma che rimanda a uno scritto del vescovo di Molfetta. La sottolinea anche il costume di due dei bambini che accompagnano l’artista durante l’esibizione. La canzone dice: «Siamo angeli con un’ala soltanto e riusciremo a volare solo restando l’uno accanto all’altro» ( bit.ly/3YgyHU0 ). Don Tonino ha scritto: «Ho letto da qualche parte che gli uomini sono angeli con un’ala soltanto. Possono volare solo rimanendo abbracciati». Siamo all’inizio della preghiera-poesia “Dammi Signore un’ala di riserva” ( bit.ly/3YoswNN ), dove egli sviluppa poi la metafora: rende grazie a Dio, che pur avendo due ali ne tiene nascosta una «forse per farmi capire che anche Tu non vuoi volare senza di me», e gli chiede perdono «per le vite uccise prima ancora che nascessero: / sono, infelicemente, ali spezzate!», e «anche per tutte le ali / che non ho aiutato a distendersi. / Per (...) l’indifferenza con cui ho lasciato razzolare nel cortile, / con l’ala penzolante, il fratello infelice / che avevi destinato a volare nel cielo». La cosa mi è stata segnalata da Lorenzo Galliani, che a ogni Sanremo rispolvera la sua cattedra di teologo pop, aggiungendo che agli Oblivion Mr. Rain è suonato banale (da cui una mordace parodia “ecclesiale” bit.ly/3DUFjzw ). Una rapida ricerca in Rete e sui social mi conferma che vari siti di informazione locale ( bit.ly/3lcxfTZ ) e altrettanti profili social, nonché Sergio Ventura su “Vino Nuovo” ( bit.ly/3XyC2Nj ), hanno riconosciuto in “Supereroi” la citazione di monsignor Bello, il quale a sua volta l’avrebbe tratta da un celebre romanzo di Luciano De Crescenzo. Per chiudere il cerchio mi rivolgo a Lorenzo Pisani, un blogger, oltre che caro amico digitale, che so essere profondo conoscitore del “vescovo col grembiule”. Il quale, senza escludere che sia il vescovo pugliese, sia lo scrittore napoletano abbiano attinto a uno stesso detto, attesta: «Quella preghiera è un po' l'inno di don Tonino. Musicata quando era ancora vivo e cantata anche ai suoi funerali...».
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