Tra le tante parole memorabili del viaggio di papa Francesco nella Repubblica democratica del Congo, quelle udite e pronunciate ieri incontrando le vittime della violenza nella regione del Kivu hanno toccato livelli altissimi di drammaticità, come testimonia il reportage firmato qui su “Avvenire” da Stefania Falasca (bit.ly/40hKEud). Si può solo sperare che la risonanza mondiale di cui ogni viaggio papale gode contribuisca a sensibilizzare su questa tragedia, che si protrae da anni, un’opinione pubblica che, in ciascun paese, è invece incline a dimenticare gli eventi che avvengono nel resto del mondo, quando non ne compromettono la vita quotidiana. Può fare certamente la sua parte rispetto a una tale sensibilizzazione anche il video “Inferno sotto terra”, girato appunto nel Kivu e postato quattro giorni fa da Pietro Morello (bit.ly/3JAiLHG): è quanto suggerisce Maria Elisabetta Gandolfi, che lo segnala su Facebook. L’autore è un musicista di 24 anni del quale i social (TikTok, YouTube, Instagram) stanno moltiplicando la popolarità presso centinaia di migliaia di follower. Ma all’inizio del filmato dal Congo (già 55mila visualizzazioni) egli precisa di trovarsi là «non per fare un viaggio e non per fare un video», ma in missione umanitaria per l’associazione no-profit “Okapia”: «Perché prima di YouTube, di TikTok e di quant’altro io sono un operatore umanitario». Il suo linguaggio è diretto nelle parole e crudo nelle immagini, il suo sguardo è laico – anche se tra i partner di Okapia c’è la Caritas di Kigali, il cui logo è ben riconoscibile sulla camicetta della mamma-minatrice Okubenga Itongwa Emilienne. La scena si svolge per la maggior parte a Kamituga (Sud Kivu), area di estrazione dell’oro. Morello documenta le modalità di tale estrazione, che coinvolge anche un gran numero di donne, anziani e bambini, nei minimi dettagli, fino a introdursi negli angusti tunnel scavati nel terreno e da ultimo mostrare le esigue quantità di oro che da tanto lavoro si ricavano. «Assurdo» è l’aggettivo che egli spende più spesso per qualificare quello che vede e che ci mostra. «Vi sto raccontando la guerra che si combatte da vent’anni in Congo», conclude Morello mentre si sposta a Goma (Nord Kivu): di essa la miniera e i suoi poveri minatori sono un tangibile risultato.
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