Che fine ha fatto Clubhouse, il social della voce
venerdì 22 luglio 2022

Ogni volta è la stessa scena: quando nel digitale debutta una realtà importante, genera non solo entusiasmo, ma anche una sorta di corsa a doverla usare tutti e subito. È una cosa in fondo naturale, figlia della curiosità delle persone e del timore di perdersi una novità di moda e che potrebbe essere significativa.

Quando nell'aprile 2020 fu lanciato Clubhouse, "un nuovo social network basato sulla voce, in cui persone di tutto il mondo si riuniscono per parlare, ascoltarsi e imparare gli uni dagli altri in tempo reale", sembrava che ognuno di noi non potesse farne a meno. Tutti volevano iscriversi. Tant'è vero che siccome inizialmente era disponibile solo per iPhone, i possessori di smartphone Android protestarono come se fossero stati esclusi dalla più bella e importante avventura della loro vita.
Il successo sembrava inevitabile. Non a caso a dicembre 2020 Clubhouse valeva già quasi 100 milioni di dollari e il 21 gennaio 2021 la sua valutazione raggiunse il miliardo di dollari. Poi, presi da altre novità e dal "nuovo" fenomeno dei podcast, sui media si cominciò a parlarne sempre meno. Qualche Vip e molte persone normali iniziarono a non aprirlo più. Oggi, secondo i calcoli di "The Information", quasi il 70% dei suoi iscritti l'ha praticamente abbandonato. Quindi, penserete, Clubhouse è morto. Ennesimo successo annunciato del mondo digitale che alla prova dei fatti finisce nel baratro. In realtà, secondo "The Information", «Clubhouse è ancora vivo e vegeto». Com'è possibile? Kaya Yurieff lo spiega così: «La società ha raccolto un sacco di denaro – circa 310 milioni di dollari – e, cosa altrettanto se non più importante, non l'ha sprecato facendosi prendere da manie di grandezza».
Già, Clubhouse ha meno di 100 dipendenti e non migliaia come altre realtà simili. Così, almeno finora, «non ha fatto licenziamenti importanti come accaduto a società come Peloton, che pochi mesi fa ha tagliato 2.800 dipendenti». In più, molti progetti destinati a fargli concorrenza – come Spaces di Twitter e quelli di Spotify e Meta – sono stati accantonati. Quindi, a dare retta all'esperta Denise Hamilton, la fine di Clubhouse forse è stata scritta troppo prematuramente. «La società ha ancora abbastanza fondi non solo per resistere ma anche per trovare la giusta strada per crescere».

La questione Clubhouse però resta seria. A giugno 2022 – secondo una studio della società di analisi delle app Data.ai – aveva 7,9 milioni di utenti attivi mensili, rispetto ai 28,2 milioni del febbraio 2021. Non solo. Al momento non è ben chiara la strategia del social per iniziare a guadagnare seriamente e alcune delle novità annunciate lo scorso inverno non si sono ancora viste. Mentre altre, come Houses, cioè "case private dove conversare" alle quali possono accedere solo le persone invitate, al momento non stanno riscuotendo il successo sperato. Inoltre, molti "creator" popolari hanno smesso di usare il social della voce ritenendolo nonabbastanza
divertente (e non abbastanza remunerativo). Nessuno sa con certezza quale sarà il futuro di Clubhouse, ma una cosa è certa: quello che si era presentato come un social diverso, basato sulla voce e sulla parola, sembra avere perso buona parte del suo smalto.

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