«È il cuore a produrre incessantemente ogni conoscenza; quanto alla lingua, è essa a ripetere ciò che il cuore pensa». Da un libro della terza dinastia degli Egizi noi apprendiamo quanto per quella civiltà fosse fondante la centralità del cuore. L'affermazione non riguarda gli appassionati di egittologia, ma gli appassionati dell'uomo. In una delle più antiche e splendide civiltà mai conosciute – così come in altre non meno antiche, o in momenti capitali della nostra storia, come il Romanticismo – il cuore è al centro della vita e dell'universo umano. Il dominio della cultura illuminista ha privilegiato, anche a livello vulgato, il ruolo del cervello. Ruolo fondamentale, centrale, naturalmente. Ma inscindibile da quello del cuore. La scienza da tempo distingue due emisferi cerebrali, uno dei quali regola, o meglio è regolato, dalla realtà emotiva e immaginativa: il ponte tra il cervello e il cuore. In francese «par coeur» significa «a memoria»: ciò che passa nel cuore sarà incancellabile, per sempre. La parola cuore non è soltanto quella che rima con amore nelle brutte canzoni, ma il termine che designa la scoperta della parte pulsante, centrale, dell'uomo. In realtà la pulsazione che registra la nostra vita è quella del cuore. La musica primaria dell'universo umano.
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