Confezionare espadrillas, borse e monili di design con scarti di tessuto. Offrire un lavoro a decine di donne delle comunità più svantaggiate, nella immensa periferia di Manila. E ricavarsi uno spazio nel mercato, attraverso la vendita online su piattaforme che premiano le aziende etiche. Solo una sognatrice poteva immaginare tanto. O una studentessa ventenne filippina di Manila che per la sua tesi in Business elabora un progetto di imprenditoria sostenibile, vince una competizione internazionale aggiudicandosi un cospicuo finanziamento in Olanda che la convince a far diventare realtà quello che aveva immaginato sulla carta.
È così che, nel 2012, è nato Habi Lifestyle. Janine Mikaella Choing, per gli amici Nin, aveva 20 anni e le idee chiare: voleva essere una imprenditrice sociale, per fare la differenza nella vita delle persone. «Habi significa tessere in Tagalog, una delle lingue filippine», dice Janine ad Avvenire. Pensava alle donne che recuperavano stoffe scartate dalle grandi manifatture, ai loro telai artigianali, ai tappeti grezzi che confezionavano con arte e perizia guadagnando appena il necessario per sfamarsi. Pensava che con una visione, quelle lavoratrici marginali potessero essere aiutate a lavorare in modo più professionale, migliorando la qualità e il design dei prodotti (all'inizio scarpe, sandali, espadrillas, pantofole).
Oggi Janine ha 29 anni ed è una delle più promettenti imprenditrici delle Filippine: la sua Habi Lifestyle vende anche borse e oggetti per la casa nel proprio negozio online ( www.https://habilifestyle.com/ ), attraverso Instagram e su piattaforme come Zalora in Asia e Qamay negli Stati Uniti, e trattative sono in corso con due distributori in Australia e in Giappone. I prodotti sono confezionati da artigiane che lavorano da casa a Quenzon City, una città di 3 milioni di abitanti nell'area metropolitana di Manila, guadagnando uno stipendio equo.
Janine Mikaella Choing - .
«Vogliamo continuare a promuovere l'emancipazione femminile e la sostenibilità attraverso partnership con le artigiane. Vogliamo influenzare sempre più clienti a praticare un consumerismo consapevole. Inoltre facciamo del nostro meglio per aiutare le comunità artigiane a conservare l'arte manifatturiera e la cultura filippina della tessitura», teorizza Janine. «Usiamo solo materiali riciclati, le nostre paghe sono superiori al minimo salariale e ci teniamo a verificare che le nostre tessitrici si avvantaggino correttamente dello stipendio, che le loro condizioni di vita siano migliorate grazie al lavoro con noi. Verifichiamo che si curino, che abbiano l'assicurazione sanitaria, che mandino i figli a scuola. Abbiamo una partnership con il Manila Business College e paghiamo un certo numero di rette».
Non è stato tutto facile, ma la giovane età e l'idealismo l'hanno aiutata: «Le nostre vendite sono calate all'inizio della pandemia di Covid, ma poi abbiamo aggiustato il tiro, producendo mascherine e prodotti per la casa. Poi abbiamo stretto accordi per produrre regali etici per conto di aziende». Janine è una giovane donna sorridente e positiva, ha grande fiducia nella bontà delle sue idee, non è ancora sposata, ma ha al suo fianco un compagno «affettuoso che mi sostiene».
E le luccicano gli occhi quando racconta l'impatto che Habi Lifestyle ha avuto nella vita delle “sue” artigiane. Come Myleen Manatan, sposata con un filippino emigrato in Medio Oriente e madre di tre figli. Quando il marito è entrato in quarantena e non ha potuto mandare soldi a casa, Myleen ha potuto continuare a sostenere le necessità dei bambini. «E questo ha fatto la differenza per tutta la famiglia».