Chiudete gli occhi e immaginate: siete nel Tardo Quaternario, 180 mila anni fa. Nella pianura padana, a Isola Serafini, sul Po.
Immaginate un'immensa selva incolta di olmi e querce, fitta, inestricabile. Dentro, la luce del sole filtra come una lama, senza sciogliere la penombra sulla palude. Immaginate, ancora, un infinito silenzio - rotto solo da versi di animali in amore. Animali? Megaloceri, per esempio, cervi giganti dalle corna poderose. Ne è stato trovato un teschio in questi giorni, nella grande secca del fiume, in molti punti ridotto a un letto di sabbia bollente. Il professor Davide Persico dell'Università di Parma mostra sul web il megalocero, e spiega che gli spiaggioni di Isola Serafini permettono a volte, nelle secche, questi ritrovamenti. A marzo era spuntata la mascella di un lupo preistorico. E anni prima il cranio di rinoceronte, una tibia di leopardo, l'osso sacro di una iena. Perfino la mandibola di un leone delle caverne (oltre che, verso Mantova, a marzo, un tank tedesco della Seconda guerra mondiale, ma questa è un'altra storia).
Leoni in Val Padana. Incredibile, ciò che racconta il grande fiume. Anche ora che sembra moribondo. Pensate: in quella foresta vergine, leoni e lupi. Mamme lupe che covavano la prole. 180 mila anni fa, sotto a questo stesso sole. E Dio, stava a guardare. Teso a cogliere, incerto, il primo passo di un uomo.
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