Insegnaci, Signore, a non ringraziare soltanto per le grandi gioie, ma anche per quelle che sembrerebbero minuscole – quelle che non hanno lasciato in noi una vera traccia, ma che ci hanno illuminato con il loro passaggio trasparente e senza pretese; quelle visite della tua gioia che abbiamo sfiorato in uno sguardo anonimo che ci guarda con bontà, o in una parola abitata dalla gentilezza. Insegnaci a vivere con entusiasmo le possibilità aperte dai grandi incontri, senza però sminuire la benedizione che ci viene da te in tutti quegli altri incontri che viviamo senza particolari preparativi o aspettative. Insegnaci a desiderare la completezza e ad abbracciare senza risentimenti l’incompiutezza; ad approssimarci all’acqua che ci disseta, grati per la sete che incessantemente ci permette di ricominciare l’arte della ricerca. Insegnaci, Signore, il significato dei grandi viaggi, e ad elogiare anche la bellezza dei piccoli passi; a mantenere l’importanza che attribuiamo alle grandi opere e, allo stesso tempo, a considerare decisiva la speranza che sta in gioco nelle piccole azioni inosservate a tutti, ma non a te. Insegnaci a valorizzare il tutto senza dimenticare il frammento; a far festa a ciò che giunge fino a noi intero, e a saper assaporare allo stesso modo, con la medesima gratitudine, quello che ci arriva suddiviso in porzioni mal preparate o disperso in umili briciole.
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