La Maria femminista di Alberti e Zucca
martedì 1 ottobre 2024
Il titolo non tragga in inganno, il Vangelo non c’entra nulla, anche se la dicitura «secondo Maria» può essere un attenuante, ben sapendo che la Madre di Gesù non ha lasciato nulla di scritto. Parliamo del film Vangelo secondo Maria, in onda in questi giorni, da domenica sera, sui canali Sky (con repliche anche questo pomeriggio alle 17,35 su Sky Cinema Uno e alle 23,30 su Sky Cinema Due, comunque disponibile on demand). Tratto dall’omonimo romanzo di Barbara Alberti e diretto da Paolo Zucca, il film mette le cose in chiaro sin dall’inizio proponendoci nelle prime scene una Maria con la fionda che cerca il suo Golia per sfidarlo, che dice bugie, che si ribella al padre che la schiavizza e prende schiaffi dalla mamma. Insomma, siamo ben lontani dalla docile ragazza dell’“Eccomi, del “Si compia in me la tua volontà”. La Maria immaginata dalla Alberti, non a caso alla fine degli anni Settanta (il romanzo è uscito nel 1979), è una contestatrice, una femminista ante litteram, che si vuole emancipare, imparare a leggere e a scrivere, studiare, accesa dal desiderio di conoscenza e per questo pronta ad abbondare il retrogrado villaggio di Nazareth per fuggire nella colta Alessandria d’Egitto. Ben lontani dalla conclamata santità i genitori Gioacchino e Anna. Il film ce li propone in modo molto negativo, dominatori e violenti, espressione di una cultura patriarcale, capaci di imporre a Maria un matrimonio forzato con Giuseppe, che poi, curiosamente visto il contesto del racconto immaginato da scrittrice e regista, si rivelerà casto, ma non certo per i motivi che spiega il Vangelo, bensì perché inteso come un rapporto tra maestro e discepola. Maria trova in Giuseppe un uomo maturo e saggio, un complice, che la può istruire e preparare alla fuga. Ma ecco l’imprevisto: i due s’innamorano davvero, mentre un angelo (molto macchiettistico con le ali che sbattono e il giglio in mano) annuncia a Maria che avrà un figlio, cosa che dopo lo smarrimento iniziale provocherà una vera e propria crisi, pensando che non si tratta di una libera scelta, bensì di un’imposizione, di una forzatura al suo libero arbitrio, che diventa, insieme all’autodeterminazione delle donne e al potere della conoscenza, uno dei temi fondamentali di un film per molti versi discutibile (che prima di approdare in tv era uscito nella sale a maggio scorso) la cui parte migliore resta la storia d’amore, molto umana, che nasce e si evolve in circostanze imprevedibili e inedite, tra la Maria interpreta da Benedetta Porcaroli e il Giuseppe di Alessandro Gassmann, non nuovo a questo ruolo (lo aveva già interpretato nella miniserie televisiva La sacra famiglia). Nel cast anche Lidia Vitale nei panni di Anna e, tra gli altri, un bravo Maurizio Lombardi in quelli di un allucinato re Erode, mentre Fortunato Cerlino interpreta un sacerdote del tempio. © riproduzione riservata
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