Oggi si ricorda un dogma che persino qualche cattolico praticante dimentica o fatica a capire. È un anniversario di bellezza, la storia di una creatura invasa dall'amore di Dio che diffonde a piene mani con il tocco dolce della maternità, così che spesso riesce più facile aprire il cuore a lei, donna trasformata dalla grazia. Una confidenza che molti imparano da bambini. Io ricordo una statuina regalata a mia sorella. Completamente bianca, forse a riprodurre la Madonna di Fatima, era chiusa in una specie di piccola garitta di legno con le porticine che si aprivano al centro e a lungo andare la cerniera si smollava. “Giocava” con me, nel senso che era nella stanza in cui passavo le ore dopo i compiti, quasi a vigilare che non mi facessi male. Non so che fine abbia fatto la statuina ma l'immagine di una presenza discreta, delicata, che ti sta sempre accanto me la porto dietro da allora. Rafforzata, ormai grande, dall'idea, ereditata dalle pagine di mistica, che sarà Lei a prenderci per mano quando il Signore, e speriamo accada davvero, ci vorrà con sé. «Che bella cosa vedo mai», disse il giovane santo in punto di morte. Quasi una firma alla meditazione di Luigi Grignion de Montfort: «Dio radunò tutte le acque e le chiamò mare; riunì tutte le grazie e le chiamò Maria».
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