La macchina del fango azionata dalle cassanate
sabato 15 aprile 2023
La macchina del fango è sempre vergognosamente accesa. Questa settimana si registrano schizzi di zolle lanciati da quella ex simpatica canaglia di Antonio Cassano (imbolsito mentalmente e imborghesito, sì fa per dire, dalla poltrona della “nobile” Bobo Tv) all’indirizzo dell’allenatore della Roma, lo “Specialone” Josè Mourinho. Staffilate dialettiche (sì fa sempre per dire) dell’ex ragazzo di Bari Vecchia verso il guru di Setúbal, al quale, per brevità e traducendo il Cassano-pensiero, sempre debolissimo, rimprovera la bruttezza del calcio che esprime la Roma, oltre a una carriera da sopravvalutato della panchina. La classica cassanata che non è certo degna di un ex potenziale Pallone d’Oro (lui e il suo gemello diverso Mario Balotelli,a 20 anni facevano presagire
una notte magica davanti alla giuria di France Football). D’oro, il 40enne opinion leader dei quattro amici al Bar sport più social d’Italia, rimedia solo il Tapiro di Striscia la notizia consegnato da Valerio Staffelli al quale ribadisce irritato: «Mourinho soffre il fatto che io sia l’unico in Italia a dirgli la verità: ha vinto in carriera perché ha sempre avuto fortuna, ma come allenatore è scarso». Dalla cattedrale di Trigoria, Don Josè, il pontefice massimo dell’egocentrismo applicato al football aveva risposto a Cassano con la solita commedia lusitana dei tituli conquistati: 26 per chi non si fosse mai collegato con lo Special one man show che in materia di trofei vinti concede repliche settimanali da un quarto di secolo a questa parte. «Antonio Cassano ha giocato in tre grandi club che io ho allenato e con cui ho vinto. Al Real Madrid lo ricordano solo per la sua giacca, con la Roma ha vinto una Supercoppa senza giocare, nell’Inter non ha vinto nemmeno la Coppa di Lombardia. Attento Antonio, io ho 60 anni e tu 40. Ogni tanto nella vita arriva un Marko Livaja e diventa dura». Siparietto quasi simpatico, tranne il finale in cui Mourinho chiama in causa il fumantino Livaja, un “giustiziere”
che secondo i suoi informatori romanisti aveva picchiato Cassano quando giocavano insieme nell’Inter. Smentita in tandem di Livaja e Cassano, che all’epoca se le dissero di tutti i colori ma non giunsero mai al match truce come quello ancora aperto tra il nevroromantico Antonio e il mordace Mou. È tutto molto triste, direbbe mastro Bruno Pizzul. Come le minacce di morte che continuano a rimbalzare via social contro il portiere del Sassuolo Andrea Consigli che con la sua papera ha regalato, al 95’, l’insperata vittoria alla squadra della sua città, l’Hellas Verona. Questi inquinatori del virtuale, hanno condannato senza appello il loro portiere, il suo procuratore Andrea D’Amico - in quanto tifoso vip dell’Hellas - e perfino mamma Consigli che abita nella fatal Verona. Il Sassuolo che conosciamo bene per grande senso etico e splendida organizzazione societaria, ha prontamente sporto denuncia contro questi mitomani, che poi sono i primi azionatori di quella macchina del fango capace di sporcare quel poco di buono e di umano che ancora resta del nostro calcio: come la sacrosanta “papera” di un portiere. © riproduzione riservata
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