«Che nessuna luna nasconda al poeta l'astro che ama!» In un originalissimo libro di dialoghi con la luna, Hans Christian Andersen riassume, in questa invocazione accorata e perentoria, una parte fondamentale del rapporto dell'uomo con la luna. Che parla al nostro satellite dalla luce argentea fin dal primo giorno, anzi, dalla prima notte dell'umanità. Ma in silenzio. O attraverso la voce dei poeti, da sempre. In ogni civiltà e mitologia l'incontro tra l'uomo e la luna è momento magico di un
mistero inavvicinabile se non
dalla poesia. Leopardi che si rivolge a lei, prima nelle sue vesti di poeta poi in quelle di pastore errante dell'Asia, Romeo Montecchi, voce di Shakespeare, che la confronta con la sua Giulietta apparsa sul balcone nella dolce notte veronese… da sempre poeti e musicisti celebrano l'incanto dell'astro quieto e notturno. Ma
cinquant'anni fa, in un memorabile giorno di luglio, l'uomo compiva un passo ulteriore, straordinario: due astronauti americani mettevano piede sulla Luna, davanti agli occhi di tutto il mondo incollati a uno spettacolo televisivo universale. Il sogno dei poeti era incarnato dagli scienziati. La Scienza, in quel giorno fatale, si rivelava sorella della Poesia. L'uomo non può fare a meno dell'una e dell'altra. Grazie alla ricomposizione di questa coppia siamo giunti sulla Luna. Potremo andare oltre, non solo in alto, ma nel profondo della terra e del cuore.
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