Ottobre celebra Francesco d'Assisi, con le regioni italiane, una per volta, che offrono l'olio per la lampada accesa sulla tomba del santo. I teologi sanno spiegare alla luce del Vangelo il significato del gesto, il fedele resta colpito dalla discrezione del simbolo, un semplice lume, a richiamare la presenza e la benedizione divina. Sarà la cornice per la preghiera di chi, durante l'anno, scenderà nella cripta alla ricerca di un po' di silenzio, guardando al poverello per trovare le parole da rivolgere al Padre quando non sappiamo più chi siamo. I santi in fondo servono a questo, sono raggi che indicano il sole, sono la sapienza nel caos che permettiamo ci cresca intorno, sono la scalata al cielo fatta di piccoli gesti nel tran tran della vita quotidiana. Perché sogniamo le rivoluzioni ma fatichiamo ad alzarci dal divano, e i maestri dello spirito insegnano che quando si ha tanta sete è più facile rinunciare all'acqua che berla a piccoli sorsi. La lampada di Assisi sta lì a ricordarci che per trovare la strada nel buio spesso è più utile una semplice torcia di una luce potente. Ci insegna che il vestito dei santi è la povertà, e che per diventare grandi occorre farsi piccoli, svuotarsi delle proprie sicurezze per essere riempiti da Chi ha la risposta. Anzi, è la risposta.
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