Mentre alcuni politologi americani vedono nello scadimento culturale degli elettori un pericolo per la democrazia (lo shock Trump), accade che ci si chieda poco a cosa è dovuto un tale scadimento. Le ragioni da individuare sono molte. Ognuno può fare il suo elenco e stabilire la sua classifica. Ma i fenomeni e i sintomi manifesti sono chiari da tempo. È vero che la nozione di cultura ha confini variabili secondo il punto di vista e il criterio di definizione adottato. Ai due estremi c'è da un lato la cosiddetta “alta cultura” costituita dalle élite intellettuali di scienziati, docenti universitari, filosofi e storici, ricercatori d'avanguardia, artisti e critici. All'estremo opposto c'è la cultura in senso lato, antropologico o sociologico, che comprende e anzi mette spesso in primo piano e al centro dell'attenzione la “cultura di massa”, che va dall'intrattenimento e divertimento in tutte le sue forme, alla moda, allo sport, alla pubblicità, al turismo, ai social network oggi prevalenti e in espansione. Il grande successo di un personaggio come Umberto Eco nell'Italia dagli anni Sessanta al Duemila, ha avuto anche un preciso, esemplare significato sociale e storico: ha mostrato in prima persona cosa poteva essere la sovrapposizione e fusione di due livelli di cultura tradizionalmente contrapposti, cultura di ricerca e interpretazione del passato e cultura di consumo e comunicazione massmediatica. Come studioso di semiologia Eco applicava metodi di élite a oggetti culturali di consumo. Come narratore faceva uso di procedimenti tecnici presi dalla paraletteratura e dal feuilleton, mescolandoli con problematiche interpretative sofisticate. Ma nonostante il successo e l'abilità manipolatoria, il suo culturalismo ludico-erudito non riuscì a convincere pienamente né colleghi scrittori come Calvino, né storici e critici della cultura come George Steiner. Cancellando i confini tra alto e basso, la mescolanza totale annulla la dialettica e la varietà delle esperienze e degli eventi culturali. Meglio non confondere Delitto e castigo con i romanzi polizieschi, né Mozart con la pop music. Oggi la cultura di massa si sta impadronendo della nostra narrativa attraverso il culto del bestseller, idea fissa che dagli editori si è trasmessa a molti giovani autori. E d'altra parte anche l'università di massa non può che adeguarsi alla cultura di massa, che oggi significa sempre più disaffezione alla lettura e ai libri. Si prospetta un futuro imminente in cui i laureati che non hanno mai letto per intero nessun capolavoro del passato saranno la maggioranza. E le democrazie non possono che essere governate dalle maggioranze.
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