Ho ricevuto in questi ultimi giorni due riviste che più diverse è difficile immaginare, Lo straniero, fondata e diretta da Goffredo Fofi, e Allegoria, fondata e diretta da Romano Luperini. Sia Fofi che Luperini vengono dalla sinistra radicale o estrema o extraparlamentare degli anni sessanta e per entrambi fra letteratura, arti, idee, società e politica devono correre più relazioni, per quanto “dialettiche”, che distinzioni e separazioni. Sia Fofi che Luperini sono sempre stati animati da una vocazione organizzativa, politica, educativa orientata a mettere in discussione le ideologie dominanti che sono (secondo la formula di Marx) ideologie della classe dominante. Ma Fofi è un critico giornalista e un pubblicista che si definirebbe anarchico, Luperini è un critico e professore universitario che si definisce comunista. Lo stile delle loro riviste ormai, più che diverso, appare distante e incompatibile. In quest'ultimo numero (il 193) dello Straniero, Fofi annuncia la prossima chiusura della rivista, mentre ho l'impressione che Allegoria, di fatto diretta da Pietro Cataldi e Raffaele Donnarumma, goda di buona salute e prometta di marciare, con la sua periodicità semestrale, verso un futuro senza problemi. Perché questo? Perché, credo, la saggistica e la critica di tipo giornalistico resiste a mala pena sui giornali più coraggiosi, mentre gli studi universitari hanno un destino assicurato. Studiare è senza dubbio un dovere istituzionale per ogni studioso, laureando e dottorando. Pensare e giudicare, non da esperti, ma da profani, dilettanti, lettori curiosi e appassionati autodidatti, non è un'attività qualificabile, è un'opzione personale inqualificabile. L'essere umano e il moderno cittadino pensanti e leggenti non sono professioni ma, nello stesso tempo, dati di fatto e libere scelte. L'università è prevista, più o meno ipocritamente, da ogni organizzazione statale. La libera scelta culturale e la passione per il sapere, presupposto teorico della democrazia, sono continuamente minacciate, ostacolate o in via di sparizione nonostante il soggettivismo selvaggio e fatuo della rete. La cosiddetta formazione delle coscienze non è più prevista e non è in linea di principio necessaria né per lavorare all'università né (tanto meno) per fare politica. Nel conciso editoriale in cui Fofi annuncia che la sua rivista «cesserà presto le pubblicazioni» viene citato un grande critico giornalista come Edmund Wilson. Non credo che questo nome sia mai comparso sulle pagine di Allegoria.
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