La crisi ora entra negli agriturismi
sabato 23 febbraio 2013
Un brutto 2012, un pessimo 2013. Anche l'agriturismo sente la crisi e segna il passo. Eppure, uno degli esempi d'eccellenza della cosiddetta multifunzionalità agricola, fino a poco tempo fa pareva immune da certi problemi. I costi più bassi, il fascino della ruralità, il profumo della buona alimentazione erano riusciti a tenere duro di fronte ai colpi della congiuntura difficile. Adesso pare non sia più così. Mentre lo spettro dei costi insostenibili getta una luce sinistra sul futuro di questa attività.A lanciare l'allarme è stata l'Agriturist di Confagricoltura che ha stabilito due cose: se lo scorso anno è stato negativo, il 2013 potrà essere anche peggio. Secondo un'elaborazione dell'associazione su rilevamenti a campione dell'Osservatorio nazionale del Turismo, infatti, le presenze negli alberghi nel 2012 sono scese del 17%, quelle negli agriturismi del 12%. Certo, poteva andare peggio vista la scarsità di soldi da spendere, ma gli agricoltori hanno anche altri dati. L'inizio del 2013 – spiegano – pare non promettere nulla di buono. Rispetto allo stesso periodo del 2012 (10 gennaio-20 febbraio), le visite dall'Italia al sito internet dell'associazione registrano una flessione nell'ordine del 20%, quelle dall'estero sono a -10%. Gli addetti hanno una spiegazione. Si radicalizzerebbe, infatti, per effetto della crisi economica, la concentrazione della domanda turistica in pochi periodi festivi dell'anno (Pasqua, ferie estive e Capodanno), mentre si assiste a una forte riduzione dei viaggi di fine settimana, già registrata nei tre anni passati.Il problema, tuttavia, non sta solo nella contrazione della domanda, ma anche nei costi di produzione che le aziende agrituristiche devono comunque sostenere. Sempre Agriturist spiega che «le aziende turistiche (e agrituristiche) hanno appena subìto la batosta dell'Imu e saranno colpite, in luglio, dalla Tares (la nuova tassa per lo smaltimento dei rifiuti), che si annuncia più pesante, almeno del 25%, rispetto alla precedente imposta. Molte aziende, poi, devono anche fare i conti con l'imposta di soggiorno». Il risultato? Bilanci che stentano a chiudere in pareggio, previsioni di aziende in crisi, l'offuscamento e la perdita di efficacia di un'attività che fino ad oggi ha dato molto all'agricoltura, all'economia del turismo, all'occupazione e all'ambiente.Da tutto ciò, come è ovvio, emerge anche una serie di richieste. Che in realtà non sono poi così nuove. Chi governerà l'Italia dovrà, stando agli operatori del comparto, occuparsi anche di sostenere l'agriturismo con una migliore promozione internazionale, contenendo i costi a carico delle imprese, fornendo strumenti nuovi per combattere l'abusivismo. La gran parte delle aziende agrituristiche è giovane, ha recentemente investito e deve sopportare mutui molto pesanti. Insomma, senza un forte rilancio della domanda, notano poi gli operatori, non è possibile mantenere l'occupazione e, in molti casi, addirittura proseguire l'attività.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: